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Politica -Il presidente del consiglio verso le dimissioni

Berlusconi: La maggioranza non c’è più

Silvio Berlusconi

“Vado al Colle ma non mi dimetto”.

Silvio Berlusconi dopo 45 minuti di colloquio con Giorgio Napolitano annuncia le sue dimissioni che avverranno dopo il voto sul rendiconto di bilancio che certifica la fine della sua maggioranza.

Cerca di resistere, ma alla fine deve prendere atto che il suo tempo è finito:”Mi dimetto dopo l’ok alla legge di stabilità”. Dopo aver costatato di non aver più una maggioranza coesa, il premier prima chiama a raccolta i suoi e poi sale al Quirinale per un “confronto” col capo dello Stato. Prima dice: “Vado al Colle ma non mi dimetto”, poi è costretto ad ammettere: “La maggioranza non c’è, lascio”, ma prima c’è da approvare la legge di stabilità. Per Berlusconi è meglio tornare alle urne: “Il Parlamento è paralizzato, nel futuro io vedo solo il voto”.

Il risultato finale a Montecitorio certifica i 308 sì, ben al di sotto la maggioranza assoluta. Berlusconi deve ammettere: “I numeri non ci sono. A questo punto bisogna verificare la tenuta della maggioranza”.

Una foto rende pubblico un biglietto in cui Berlusconi appunta nervosamente alcune parole significative. “308″, con accanto ” 8 traditori”, pari al numero di parlamentari che si sono sfilati dai 316 dell’ultima fiducia e ancora “prenda atto, rassegni le dimissioni”, “presidente della repubblica”, voto e “una soluzione” e “ribaltone”.

Berlusconi si fa portare il tabulato dei votanti e scorre la lista per scoprire i “traditori”. Capisce così che la differenza l’hanno fatta cinque parlamentari un tempo in maggioranza: Giustina Destro, Antonio Buonfiglio, Fabio Gava, Giancarlo Pittelli e Roberto Antonione.

Assenti al voto anche alcuni esponenti del gruppo misto.

Brunetta spinge Berlusconi ad andare avanti: “La Costituzione non richiede al governo di avere la maggioranza assoluta: per governare basta quella semplice”, ma Bossi, che in mattinata aveva consigliato al premier un passo “di lato” in favore di Alfano, sembra più cauto: “Aspettiamo qualche minuto. Decide cosa fare al Quirinale”.

Maurizio Sacconi aggiunge: “Credo che ci sia un modo ancora più evidente per verificare la maggioranza: cioè il voto di fiducia”. Alla fine Berlusconi dice: “Ora dobbiamo preoccuparci di ciò che accade sui mercati finanziari che non credono che l’italia sia capace di approvare le misure che l’ue ci ha chiesto. Credo sia la prima cosa di cui preoccuparci. Poi le altre cose, chi guida o meno il Paese, ma ora fare il bene del paese”.

La giornata si conclude con l’incontro tra Berlusconi e Napolitano, che ha poi diffuso una nota.

Sulla nota del Quirinale si legge:”Il presidente del Consiglio ha manifestato al capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera ; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea”. La nota conclude: “Una volta compiuto tale adempimento, il presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione”.

Ci vorranno una ventina di giorni prima che la legge di stabilità sia approvata, poi si vedrà.Il via libera del Senato al ddl stabilità arriverà al massimo entro venerdì 18 novembre.  “Domani - riferisce il relatore di maggioranza Massimo Garavaglia della Lega - il governo presenterà l’emendamento con gli impegni per la ue e io presenterò qualche emendamento come relatore.

Poi verrà stabilito un tempo per la presentazione dei sub-emendamenti e si procederà con le votazioni in commissione bilancio. L’approdo in aula è previsto per il 15 novembre e contiamo di chiudere al massimo entro venerdì prossimo in senato”. Dopo il testo passerà alla Camera e si “avvierà lo stesso iter”. Il testo dovrebbe essere approvato in via definitiva dal Parlamento entro fine novembre.

8 novembre, 2011 - 23.38