Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
Salute - Tra le cause l'abuso di fumo, di alcol e diagnosi tardive

Immigrati e tumori, muoiono più degli italiani

– Sono circa quattro milioni e mezzo gli immigrati che risiedono nel nostro paese e muoiono più degli italiani.

Anche se mediamente più giovani e più sani degli italiani, sono più esposti al pericolo di malattie che si trasmettono sessualmente e di tumore.

Ciò sarebbe causato da uno stile di vita più a rischio come: fumo, alcol, alimentazione povera di frutta e verdura ma ricca di grassi, e anche la scarsa partecipazione agli screening oncologici di prevenzione, anche regolarmente disponibili al Servizio sanitario nazionale.

Quindi si giungerebbe a diagnosi tardive delle malattie, quando il tumore è ad uno stadio avanzato e non più curabile.

“Gli extracomunitari colpiti dal cancro muoiono più degli italiani. Non perché la malattia sia più aggressiva ma perché viene scoperta in ritardo” afferma Carmelo Iacono, primario di oncologia a Ragusa, al convegno dell’associazione italiana di oncologia medica, tenutosi nei giorni scorsi a Bologna.

“Lo riscontriamo nella nostra pratica clinica – spiega Marco Venturini, nuovo presidente Aiom – gli immigrati arrivano troppo spesso a scoprire la malattia in ritardo. E le neoplasie di cui soffrono sono proprio quelle più direttamente correlate a stili di vita errati (polmone, testa- collo, colon -retto, stomaco, collo dell’utero)”.

Inoltre fra gli stranieri ci sarebbe una maggiore incidenza di tumori del fegato legate molto spesso a cirrosi e forme di epatite B cronica.

Questa forma di cancro sarebbe particolarmente diffusa nelle popolazioni che non hanno ricevuto il vaccino contro il virus, che hanno vissuto in ambienti dove lo sviluppo era più facile o altre cause come rapporti sessuali non protetti e abuso di alcol.

“Di fronte a questo scenario, con numeri in evidente crescita nei reparti di oncologia – ha aggiungo Venturini, che è anche direttore di oncologia all’ospedale Sacro Cuore Dn Calabria di Negar (Verona) – emerge la necessità di interventi specifici, non più rinviabili: serve soprattutto fare prevenzione primaria e secondaria, in particolare attraverso il coinvolgimento delle seconde generazioni”.

Aiom ha così realizzato opuscoli informativi multi-etnici tradotti nelle lingue più parlate da diffondere con l’aiuto di altre società scientifiche per poter arrivare al maggior numero di stranieri possibile.

Per coinvolgere gli adulti bisognerebbe puntare sui ragazzi: i minorenni stranieri in Italia sono 932.657, di cui 572.720 nati in Italia.

Parlando la nostra lingua – ha sottolineato Iacono, annunciando una sezione per i giovani sul sito dell’associazione – e frequentando le nostre scuole, fanno da tramite per la traduzione, la comunicazione, l’informazione e rappresentano una risorsa insostituibile, perché sono fautori del cambiamento culturale all’interno del nucleo familiare. Ma l’adesione agli screening è altrettanto importante, infatti sappiamo ad esempio che la mammografia da sola può ridurre del 25 per cento la mortalità per il cancro al seno, ma l’accesso a questo esame è ancora insufficiente nel nostro paese. Infatti solo una donna su due accetta l’invito a sottoporsi allo screening (55 per cento), con un divario tra Centro-Nord e Sud in cui la percentuale scende al 40 per cento. E nelle donne straniere questa percentuale scende ancora”.

Infine il problema dell’immigrazione irregolare non aiuta, perché, chi fa parte di questa categoria, non può effettuare nessun esame preventivo.

 

18 novembre, 2011 - 16.51