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Il sottoscala di Sassi

La Regione dei monogruppi, “E io pago!”

di Arnaldo Sassi

Arnaldo Sassi

Ben venga (si fa per dire) il ritorno dell’Ici sulla prima casa. Ben vengano le riforme sul lavoro e sulle pensioni. Ben venga l’ulteriore aumento dell’Iva. Insomma, ben vengano i sacrifici da giorni sbandierati dal neo governo di SuperMario Monti se questi serviranno, come tutti sperano, a salvare l’Italia dal baratro.

E soprattutto a garantire un futuro meno oscuro ai giovani, vere vittime di una generazione che per troppi anni ha vissuto al di sopra delle sue possibilità.

Ben venga tutto ciò, dunque. Ma attenzione. Senza voler scimmiottare editorialisti senza dubbio molto più autorevoli del sottoscritto, i quali affermano che è la casta (quella dei politici) che deve dare il buon esempio per prima, vorrei sottoporre all’attenzione dei miei dieci lettori un fatto che riguarda casa nostra, ovverosia la Regione Lazio, visto che l’argomento ha avuto poco rilievo sulla stampa nazionale.

Ebbene, alla Pisana – per chi non lo sapesse – esistono otto monogruppi, ovverosia gruppi consiliari composti da un solo consigliere.

Tre di questi (Giuseppe Celli, Lista civica dei cittadini; Angelo Bonelli, Verdi e Luciano Romanzi, Parito socialista italiano) sono arrivati in consiglio regionale con liste presentate alle elezioni, mentre gli altri cinque (Mario Mei, Api, eletto nelle liste del Pd, Francesco Pasquali, Fli, ex Pdl, Antonio Paris, gruppo misto, Olimpia Tarzia, gruppo “Per”, Rocco Pascucci, Mpa, tutti eletti con la lista Polverini) hanno deciso di cambiare casacca in corso d’opera e si sono costituiti un bel gruppo ad personam..

Ora, cari cittadini cui lo Stato sta per chiedere sacrifici, dovete sapere che un gruppo consiliare dà diritto a vari benefit, fra cui una indennità aggiuntiva di circa 900 euro al mese, un ufficio, tre collaboratori e un addetto stampa.

Anche se il gruppo è composto da una sola persona. Secondo i calcoli di Giuseppe Rossodivita, consigliere della lista Bonino-Pannella, gli otto monogruppi costano alle casse regionali oltre 12 milioni di euro in cinque anni.

Un costo che si va ad aggiungere al già lauto stipendio di cui i consiglieri regionali godono (circa 15 mila euro al mese, netti naturalmente), uno dei più cospicui nelle regioni italiane. Talché – e sicuramente non è un caso – i cittadini del Lazio sono quelli che devono sborsare l’addizionale regionale Irpef più alta di tutto lo Stivale (1,70 per cento, insieme a Calabria, Campania e Molise).

Proprio in questi giorni in Regione si sta discutendo sull’abolizione dei monogruppi esistenti attualmente, dopo l’approvazione di una norma che li cancella, ma le resistenze sono fortissime. Fate un pronostico: come finirà? Ve lo dico io, alla Totò: “E io pago!”.

Arnaldo Sassi

 

21 novembre, 2011 - 10.15