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L'opinione di un candido democristiano

Primarie e masochismo…

di Renzo Trappolini

Renzo Trappolini

- Il Pd, per evitare errori dei suoi organi e anche dei suoi iscritti quando si scelgono i candidati, ha inventato similelezioni generali chiamate “primarie”.

Una novità per l’Italia, come ancora nuovo è il partito del quale Cossiga diceva di non capire bene cosa fosse, tanto da scrivere a Massimo d’Alema: “Non vi dico di fare un partito comunista, ma fatelo almeno un po’ socialista, senza aver paura che i cattolici lascino. E’ solo una questione di posti, conosco bene i miei polli…”.

Così, il picconatore nel 2009 e, l’anno dopo, il segretario – Pier Luigi Bersani l’emiliano – avvertiva i suoi “ragassi: le primarie possono inibire rapporti più larghi e portare elementi di dissociazione dentro il Pd. Insomma non fanno bene a nessuno”.

Nell’assemblea di venerdì, perciò, la proposta di inserire nel regolamento del partito il ricorso alle primarie per i parlamentari è stata accantonata, anche se, ove non si cambiasse la legge elettorale, ha detto Bersani, bisognerebbe darle “per scontate”.

Segretario di buona memoria, di buon senso e comunque privo di tendenze masochistiche, non dimentica, infatti, che il Pd, nelle primarie di coalizione, è stato sconfitto in Puglia da Vendola – qualche tempo dopo a fianco di don Verzè, l’amico di Berlusconi – e, a Milano, da Pisapia, sostenuto dalla finanza e dall’industria lombarda. Né le storiacce di brogli fra i suoi in Campania.  Ed è consapevole di possibili incursioni degli avversari – se non su richiesta vigliacca di qualcuno dei concorrenti – d’iniziativa, per agevolare, con truppe cammellate di votanti, candidati meno “forti” o di altri partiti della sinistra. (E’ vero che qualcosa del genere sta avvenendo anche dalle nostre parti? In similelezioni del genere, i voti, da ovunque vengano, profumano sempre. Come i soldi).

Se, per G.B. Shaw “le elezioni possono essere un’atrocità sgradevole come un campo di battaglia” e don Sturzo metteva in guardia da sistemi elettorali che potessero dar corpo a “espressioni di maggioranze locali fittizie, irose e pettegole nelle quali si incanaglisce la piccola vita paesana”, al professor Sartori preoccupa “il rischio che le primarie estremizzino la scelta dei candidati”.

Dicono, comunque, che prevarrà lo “spirito di partito”, quello che, già nell’Inghilterra del ‘700 veniva definito “ follia di molti per il vantaggio di pochi”. Anche allora, della casta?

Renzo Trappolini

 

23 gennaio, 2012 - 1.36