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Regione Lazio - Contributo economico alla famiglia del sergente maggiore vittima di un attentato nel 2009

Riconoscimento del consiglio al parà Roberto Valente

- Il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, e quello dell’Associazione degli ex consiglieri, Enzo Bernardi, hanno donato un contributo economico alla signora Stefania Giannattasio, vedova del sergente maggiore Roberto Valente. I due assegni, di 10 mila euro ciascuno, serviranno a finanziare gli studi del piccolo Simone, figlio del paracadutista della Folgore ucciso in Afghanistan il 17 settembre del 2009.

Nel corso della cerimonia, svolta stamane nella sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio, i due presidenti hanno anche consegnato una targa commemorativa alla famiglia Valente e un’altra al 187esimo Reggimento Paracadusti Folgore dell’Esercito italiano, reparto cui apparteneva il sergente Valente.

L’incontro, moderato da Raffaele Romano, segretario dell’Associazione degli ex consiglieri regionali del Lazio, si è aperto con la proiezione di un breve filmato sul tragico evento del 2009. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione degli ex consiglieri del Lazio e ha ricevuto subito l’adesione del Consiglio regionale del Lazio. Romano ha spiegato così il motivo di questo riconoscimento: “Si tratta di un piccolo contributo a sostegno dell’Unità nazionale, della bandiera italiana, per non dimenticare chi ci ha rimesso la vita per quei valori. Sono gli stessi valori che pervadono la nostra associazione e ai quali non rinunceremo mai”. Concetti ribaditi dal presidente dell’associazione, Enzo Bernardi, il quale ha sottolineato come “l’incontro sia stato voluto senza particolari proclami, con la necessaria modestia di un’associazione come la nostra. Un ricordo dovuto per questo ragazzo”.

Il Col. Gianmarco Badialetti, comandante del 187° Reggimento Paracadutisti Folgore, ha ricordato a tutti che il prezzo da pagare in questi casi è drammatico, ma “fa parte dell’ethos, dell’etica del militare, che prevede l’eventualità della morte. Noi soldati l’accettiamo, ma è chiaro che le persone a noi più care hanno delle emozioni più difficili da gestire. Un soldato che muore – ha aggiunto l’ufficiale della Brigata Folgore – lascia due cose: un ricordo struggente in tutte quelle persone che l’hanno conosciuto, la famiglia, gli amici e i compagni d’armi. Ma lascia anche, in questo caso, un segno tangibile del suo ricordo, la continuità, il futuro, nella persona del piccolo Simone, sempre più degno dell’eredità del suo grande papà”.

Stefania Giannattasio ha ringraziato tutti coloro che hanno voluto ricordare suo marito attraverso questa iniziativa, esprimendo gratitudine e riconoscenza “per aver contribuito fattivamente – ha detto – al futuro di mio figlio, privato a soli due anni di ciò che più caro c’è al mondo. Oggi più che mai ho la consapevolezza che il sacrificio non sarà stato vano se c’è ancora chi crede in un domani migliore. Mio marito – ha concluso commossa – era fiero di appartenere al 187° reggimento e di servire il proprio Paese”.

Alla cerimonia è intervenuta anche Isabella Rauti, consigliere membro dell’ufficio di presidenza del Consiglio, la quale ha ricordato di essere stata due volte in Afghanistan e di aver potuto apprezzare direttamente “il grande lavoro svolto dai nostri militari, che sono i più amati dalla popolazione locale, per la loro umanità e per la loro professionalità. La nostra opera in missione – ha aggiunto Rauti – si manifesta in atti concreti per la pace, per la sicurezza, per la creazione di infrastrutture, scuole e formazione, ma anche in rispetto e difesa dei diritti umani e delle donne. Troppo spesso si parla di Afghanistan solo per eventi drammatici, occorrerebbe invece parlare di più delle attività che i nostri ragazzi svolgono quotidianamente per migliorare le condizioni di vita delle donne e degli uomini di quel paese, oggi nel pieno del processo di transizione”.

Il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, ha concluso l’incontro rivolgendo un saluto particolare al piccolo Simone. “Tuo padre Roberto – ha dichiarato – non è stato solamente un soldato dell’esercito che ha perso la vita in missione. Il Sergente Maggiore Valente è stato l’esempio concreto di come si possa accettare anche il sacrificio della propria vita pur di contribuire ad una grande causa, la grande causa dei popoli liberi che hanno pagato e pagano la loro libertà con il sangue dei loro figli migliori. Tuo padre – ha proseguito Abbruzzese – continuerà a rappresentare l’immagine più limpida dei valori di disciplina, fedeltà e coraggio grazie ai quali l’esercito italiano e la Brigata Folgore in particolar modo, sono diventati nella storia unitaria, i garanti ed i depositari di un sentimento nazionale fortissimo e vivo”.

Abbruzzese ha chiuso il suo intervento con l’auspicio che questo “gesto di vicinanza e di sostegno alle famiglie dei nostri militari possa istituzionalizzarsi, garantendo la maggior attenzione possibile anche a tanti altri ragazzi e a tante altre famiglie che hanno perso i propri cari in missione”.

 

21 febbraio, 2012 - 16.41