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“La Polverini convochi un consiglio straordinario”

Riceviamo e pubblichiamo - Signor presidente,

ho letto con molte interesse la sua intervista al Corriere della Sera dell?’8 ottobre per estrapolare dai molti temi trattati quello relativo alla data del voto, tralasciando quindi ogni riferimento e ogni valutazione di merito sugli altri elementi e sulle persone citate.

Le dico francamente, forse con una inguaribile ingenuita?, che alla luce del difficile passaggio che abbiamo vissuto in consiglio regionale e che si e? concluso con l?interruzione traumatica della legislatura, mi sarei aspettato come minimo alcune cose:

- che i candidati già? in campo o quelli che stanno per entrare per concorrere all’?incarico di presidente della Regione, ancor prima della data del voto in nome di una ?emergenza democratica? che non riguarda solamente la Regione Lazio, avessero messo sul tappeto l ?esigenza inderogabile di concludere l?iter delle norme che abbiamo deciso di condividere relativamente al funzionamento del consiglio e ai costi della politica.

Pensavo, cioè?, che si sarebbe prima di tutto discusso e concordato di come risanare il sistema presentandoci agli elettori con una piattaforma di rappresentanza istituzionale più? congrua alle necessita? dei tempi e delle circostanze: e quindi, in primo luogo, con la riduzione del numero dei consiglieri ritenendo questa, dopo la riduzione del numero delle commissioni e dei costi di funzionamento del consiglio e dei gruppi consiliari, la premessa minima e indispensabile, anche se non sufficiente, per ricostruire il circuito positivo tra opinione pubblica, sistema politico e istituzioni.

E questo sulla base di una semplice considerazione: non credo – perche? tra l?altro non ci sono in circolazione – ai salvatori della patria, capaci di sopperire con la loro sola presenza al deficit di scelte politiche tempestive o, da soli, in grado di riscattare il volto sfigurato delle istituzioni: il riscatto della politica avviene con decisioni politiche, non con le brave persone, anche se, si ritengono dotati di poteri miracolosi o rifacendo i conti della spesa;

- mi sarei aspettato che la società? civile, nelle sue varie articolazioni, (categorie imprenditoriali, sindacati, ecc) avessero a cuore il problema di fondo posto dalla crisi della Regione Lazio ancor prima della data delle elezioni; anzi a premessa di qualsiasi data, anche ravvicinata, che si ritenga piu? opportuna;

- mi sarei aspettato che sia pure una minima parte dell?inchiostro che il sistema dell’?informazione ha speso sul caso, venisse utilizzata per riproporre questo problema di fondo, a premessa del cambiamento strutturale in Regione e quindi di una Regione rinnovata e quindi di un regionalismo basato su scelte coraggiose e non sull?ammontare della massa monetaria disponibile per funzionare.

Ingenuamente, insomma,  mi sarei aspettato da subito un dibattito su questi problemi e su una comune assunzione di responsabilita? per rimuovere le cause e risanare la cosiddetta palude? che si e? creata e non semplicemente cambiandone i ?frequentatori? e i ?gestori?.

Signor presidente, mi aspetto questo da lei gia? da adesso, a prescindere dalla data del voto. Le chiedo pubblicamente e accoratamente di prendere le iniziative piu? opportune perche? nel Lazio si vada al voto dopo aver concluso l?iter normativo delle decisioni che abbiamo assunto in consiglio e in commissione nella settimana cruciale, che Lei ben ricorda e conosce e, soprattutto dopo aver provveduto a garantire la riduzione del numero dei consiglieri da settanta a cinquanta.

Ancor prima della data del voto prenda l?’iniziativa di far convocare in via straordinaria il consiglio regionale per concludere in modo degno e credibile questa vicenda agli occhi dell?’opinione pubblica e dei noi stessi.

Se non faremo questo non basteranno candidati carismatici o presunti tali, candidati immacolati o presunti tali. Serve una risposta della politica, che si assume le responsabilità? del presente, per costruire qualcosa di nuovo nel futuro. E? in gioco il buon regionalismo, il suo sviluppo per rafforzare le istituzioni democratiche ancor prima del tornaconto politico di questo o quel candidato.

A meno che dietro la fretta sul voto di qualcuno, non ci sia la voglia di molti di lasciare le cose come stanno.

Rodolfo Gigli
Consigliere regionale Udc