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Primarie Pd, distensione Renzi-Bersani

Pierluigi Bersani

“Un capolavoro di democrazia”.

Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani definisce la votazione del documento sulle regole per le primarie, sottoscritto all’unanimità, dopo la richiesta del segretario di ritirare alcuni emendamenti sgraditi a Renzi.

Per passare, la riforma aveva bisogno della maggioranza assoluta dei 949 delegati, ossia 475 voti. I sì sono stati 575, 8 i no e un delegato si è astenuto. I delegati registrati erano infatti 612, un numero più che sufficiente a garantire la legalità delle votazioni.

Il Pd ha trovato dunque (o almeno sembra) la pace interna e ha dato mandato a Bersani di trattare al tavolo della coalizione le regole per definire la partecipazione dei cittadini alle primarie e il manifesto politico delle alleanze.

Quanto alla candidatura del sindaco di Firenze, la sospensione dell’articolo 18 dello Statuto – secondo cui il segretario del Pd è il candidato premier di diritto – consente al “rottamatore” di mettersi in gioco.

“Mi fido di Bersani”, aveva detto questa mattina il grande assente Renzi dalla Puglia, dove sta proseguendo con il suo camper il tour per la premiership. E la mancata presenza del sindaco di Firenze all’Assemblea è stata oggetto di aspre critiche da parte dei delegati, non solo nei corridoi, ma anche sul palco dell’assise, dove Franco Marini lo ha duramente attaccato: “Non essere qui è qualcosa che non possiamo passare sotto silenzio – ha detto – è un atteggiamento rispetto al partito che non può essere accettato”. 

Un momento di tensione si è verificato nella cosiddetta “area-camper”, ossia lo spazio dove si erano riuniti i delegati vicini al sindaco di Firenze guidati da Roberto Reggi, dopo la presentazione di un emendamento restrittivo, proveniente, secondo fonti bene informate, dall’area Bindi-Marini. L’emendamento, che rischiava di far saltare l’accordo tra bersaniani e renziani, chiedeva la preregistrazione degli elettori in un posto diverso dai gazebo. Ma Bersani, nella sua replica alla fine degli interventi, ne ha ottenuto il ritiro.

Qualche strascico rischia però di durare anche nei prossimi giorni, almeno fino a quando non usciranno le regole definitive dal tavolo della coalizione. Soprattutto, dicono gli ambienti renziani, sulla registrazione tra il primo e il secondo turno. Che secondo l’interpretazione di Bindi (e Letta) sarà consentita solo in casi eccezionali e per motivi dimostrabili. E che invece per i fan del sindaco di Firenze deve essere consentita in ogni caso.

Sul tema torna anche lo stesso Renzi da Bari. “Io credo che l’ipotesi del ballottaggio chiuso non esiste e che da questo punto di vista ci sia stato un lavoro condiviso e convinto da parte dei vari gruppi che hanno ritirato gli emendamenti. Detto questo – ha aggiunto – ci sono dei luoghi, il comitato se ho capito bene, una struttura che deciderà tutte insieme e sono certo che prevarrà la saggezza”.