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Primarie del centrosinistra - Intervista al candidato Bruno Tabacci

“Il mio modello? De Gasperi”

di Renzo Trappolini

Renzo Trappolini

- Stavolta debbo scrivere in prima persona, perché il direttore Carlo Galeotti, che conosce la mia vecchia e personale (ma la politica non c’entra) amicizia con Bruno Tabacci,  mi ha chiesto di spiegare, da democristiano a democristiano, la sua candidatura alle primarie del centrosinistra.

Secondo me, l’ha fatto perché così la coalizione è davvero tale: non ci fosse lui, Pd e Sel, Bersani, Renzi e Puppato sono di sinistra e, se centrosinistra dev’essere, lo deve subito e non dopo, a elezioni vinte.

Comunque con Bruno ho parlato.

“Sono e resto democristiano come te – dice Tabacci -. Di quelli che hanno ad esempio Alcide De Gasperi, il quale fondò un partito di centro che però guardava a sinistra. Mi sono candidato ora e a viso aperto, perché non è nella mia storia salire sul carro dei vincitori dopo che hanno vinto”.

Lui, Bruno, è fatto così. Al suo paese, Quistello in provincia di Mantova, appena eletto nel consiglio di sezione che si riuniva nei locali della parrocchia, domandò se il parroco, per caso, fosse consigliere. “Finì in baruffa – mi ricorda sempre – ma le riunioni non si fecero più lì”.

“Quel che ho imparato allora è il senso dello stato – continua -, delle regole civili da rispettare, dell’etica che è prima di tutto osservanza delle leggi e rifiuto di ogni furbizia. A cominciare da quella di chi non paga le tasse, un terzo dei soldi che si producono, della politica interna ed anche estera fatta di pacche sulle spalle, di cucù e di complicità per interesse personale, famigliare, di categoria”.

Nel poco tempo in cui all’inizio della Seconda repubblica è stato in coalizione con Berlusconi (mai nello stesso partito però), quando peraltro in tanti credevano che l’uomo di Arcore volesse realizzare la rivoluzione liberale e ammodernare il paese, lo stesso Berlusconi non lo sopportava e lo chiamava la sua “spina nel fianco”, mentre per Casini era “il solito grillo parlante”: e questo perché, di fatto, era l’unico nel centrodestra a votare apertamente contro le leggi ad personam.

In quegli anni, lo provoco, hai avuto la soddisfazione di far tremare, all’inizio da solo, addirittura il sistema bancario e finanziario, che di lì a poco sarebbe stato scosso dagli scandali giudiziari dell’estate dei furbetti del quartierino.
“Si è vero – dichiara -. A cominciare dal governatore della Banca d’Italia, fino ad allora intoccabile e nominato a vita. Grazie all’inchiesta della commissione Attività produttive della Camera che presiedevo, dicemmo a tutti che la carenza di controlli, le furbizie e gli inciuci di casta avevano fatto perdere tanti soldi ai piccoli risparmiatori che non erano stati messi in guardia dall’investire in Cirio, Parmalat e in tanti altri cattivi progetti. Il mandato del governatore dopo quelle battaglie non è più a vita e la Banca d’Italia,come le altre autorità di controllo dei mercati, è ora soggetta a regole più rigorose. Aprire quella strada ha significato aprire la via all’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Koch: un bene per il Paese”.

“Ecco – aggiunge – questo è impegnarsi per i cittadini ridando alla politica il ruolo di regolatore nell’interesse di tutti e non di pochi. Libertà per tutti, ma dentro le regole che lo stato per troppo tempo non ha dato. Per esempio si sono privatizzati la telefonia, le autostrade, l’Alitalia, le telecomunicazioni, si è aperto il mercato dell’energia, ma spesso si è solo fatto cassa vendendo a pochi amici privati che, acquistando per lo più a debito, sono diventati monopolisti al posto dello Stato ed hanno scaricato sui consumatori attraverso le tariffe i costi delle loro acquisizioni. Una vera concorrenza, che è l’unico mezzo per dare servizi migliori e a prezzi più bassi, non c’è stata”.

In questo ti troverai d’accordo con Bersani che parla spesso delle lenzuolate di liberalizzazioni, che ha potuto fare solo in parte.
“Certamente – aggiunge -, perché bisogna che gli ospedali servano ai malati e non siano in funzione delle carriere dei medici e dei primari, le scuole servano agli studenti prima che ai professori, gli uffici ai cittadini e non ai burocrati che complicano le cose. Insomma, i servizi erogati dallo Stato non possono essere orientati al mantenimento delle caste: privilegi per pochi, a spese di tutti gli altri. E questo vale a maggior ragione a cominciare dalla politica. Che solo quando è seria, è una nobile arte indispensabile per realizzare il benessere di una comunità. Altrimenti è un mostro fuori controllo che genera solo altri mostri, come il populismo di Berlusconi e quello di Grillo: causa ed effetto dell’antipolitica che finiscono per dire le stesse cose, come invocare l’uscita dall’euro. E pensare che nemmeno i greci di fronte all’aut aut hanno scelto di tornare alla dracma e sono rimasti nella moneta unica”.

Una serietà che è anche sobrietà, quella che si richiede ai politici. E così anche per te?
“Tu lo dovresti sapere – prosegue -, perché mi conosci: sai ad esempio che al Comune di Milano faccio l’assessore al Bilancio senza percepire nessun compenso; sai che giro in taxi o con la mia ‘500, perché non ho e non voglio nessuna auto blu. Del resto mi hai visto anche arrivare in ‘500 alla festa dell’Api a Labro… Sai anche che sono stato un libero professionista ed ho avuto un certo successo, ma che da quando ho un incarico politico ho abbandonato la mia attività completamente. L’ho fatto sapendo che ci avrei rimesso sul piano economico (basta guardare le mie denunce dei redditi): ma quando si serve il Paese non si può fare altro.

E oggi il Paese va servito mettendo, caro Renzo, il tema del lavoro al primo posto in agenda. Nell’agenda di tutti, imprese e sindacati. Perché le rendite di posizione ed i privilegi senza buona politica verranno meno per tutti: in un mondo di sette miliardi di persone, noi italiani siamo appena 60 milioni e se non ci diamo da fare è chiaro che non potremo che scivolare sempre più indietro nelle classifiche del pianeta. Occorre insomma assicurare livelli di partenza uguali per tutti, dare solidarietà ai meno fortunati, ma poi, premiare i più bravi. Così si vince la sfida per il lavoro, che è una sfida globale appunto ed è una sfida a cui non è dato sottrarsi. Chi pensa di farlo soccombe”.

Galeotti mi ha detto di chiederti ancora: a 66 anni ( siamo coetanei) non ti bastava l’impegno di parlamentare e di assessore al comune di Milano. Perché candidarsi alle primarie del centrosinistra?
“Parto dall’impegno – dice -nella giunta del sindaco Pisapia a Milano: è stato lui, che è della Sinistra di Vendola, a chiamarmi, la sera della sua vittoria, dopo aver partecipato insieme a L’Infedele di Gad Lerner.

Ho accettato allora perché mi piacciono le sfide e perché capivo che a Milano si apriva una fase nuova della politica italiana. Andare oltre la foto di Vasto, l’alleanza cioè di Pd-Sel-Idv, che era il prodotto di una guerra per tifoserie tra antiberlusconiani e filocavaliere. Si trattava di dimostrare che si può fare, indipendentemente da tutto, buona politica facendo buona amministrazione, con approccio meno ideologico e più aperto. E lo si può fare mettendo insieme sinistra e centro. Ho visto in questi due anni che lo si può fare a Milano e sono profondamente convinto che lo si possa fare anche in Italia. Per questo mi sono candidato alle primarie del centrosinistra. Fossero state le primarie solo del Pd naturalmente non ci sarei stato. Sono primarie di coalizione e allora ho ritenuto indispensabile dare voce anche al centro del centrosinistra. Per puntare a modernizzare l’Italia con il tratto gentile ed attento ai deboli che è proprio di Pisapia, unito al rigore, alla competenza, all’attenzione al merito che ha portato Mario Monti”.

Ma quanti voti ti aspetti?
“Non ho apparati né eserciti da mobilitare – conclude -. C’è però un po’ di gente in giro per l’Italia che mi dice di apprezzare quel che faccio. E ho scelto uno slogan che secondo me dice già molto: “Italia Concreta”. E, concretamente quello che penso sia più importante è contribuire a far vincere la coalizione, portando il buon senso e la cultura di governo del centro, che dichiara prima del voto e non furbescamente dopo, con chi si vuole alleare, a collaborare con la sinistra responsabile. E, alla nostra età, ti pare poco?”

Renzo Trappolini

22 novembre, 2012 - 2.41