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Nel Lazio agevolazioni alle imprese tra le più basse

Maurizio Stirpe

- In cinque anni nel Lazio sono state concesse agevolazioni alle imprese per complessivi 353 milioni, poco più del 2% dei fondi mobilitati dall’insieme delle regioni italiane. È quanto emerge dallo studio sulle azioni di politica industriale funzionali al consolidamento e allo sviluppo del sistema delle imprese laziali, presentato ieri dal presidente di Unindustria Maurizio Stirpe e dal direttore del Cer-Centro Europa ricerche Stefano Fantacone, alla presenza dell’assessore allo Sviluppo economico e Attività produttive della Regione Lazio, Guido Fabiani.

La difficile condizione delle imprese del Lazio si colloca – si evince dagli studi Cer-Unindustria – in un quadro comunitario in cui l’Italia tra i grandi Paesi europei è quello che meno utilizza strumenti di incentivazione diretta delle imprese – con agevolazioni pari allo 0,3% del Pil a fronte dello 0,6 in Germania e dello 0,8 in Francia, con una media Ue dello 0,6% -, collocando il Lazio in quota di prodotto interno lordo al penultimo posto tra le Regioni italiane,  davanti solo al Molise – per agevolazioni concesse, con meno dello 0,1%.

“Vogliamo creare un osservatorio sui fenomeni economici da mettere a disposizione dell’Assessorato regionale allo Sviluppo economico – ha detto Stirpe – per rappresentare gli interessi delle imprese, anche se siamo consapevoli che il dato sulle agevolazioni nel Lazio è conseguenza del problema cardine della Regione: quel deficit sanitario che se non risolviamo difficilmente potremmo avere fondi da investire. C’è necessità di discontinuità nella politica industriale, un problema che poniamo da tre legislature, visto lo squilibrio di crescita tra Roma e le altre province del Lazio. Dobbiamo ripartire da queste considerazioni per avere una politica che sia inclusiva per tutti territori e che parta dal presupposto che ci sono aree in grave ritardo che rischiamo di perdere se non si agisce con tempestività”.

E sul tema dei fondi strutturali Stirpe ha aggiunto: “In previsione dell’arrivo del nuovo periodo 2014-2020 dovremmo abbandonare la scelta bottom up di avere tanti piccoli progetti senza un quadro di programmazione complessivo di sviluppo del territorio, ma puntare su matrici definite per una maggiore profondità ed efficacia nell’utilizzo dei fondi, uscendo dalla logica distrettuale, per favorire catene globali d’impresa con una prospettiva e dimensione più ampia, e sarà importante quindi l’internazionalizzazione. Siamo all’inizio di una nuova legislatura- ha concluso il presidente di Unindustria – con tenacia e dedizione riusciremo a utilizzare queste risorse, le uniche nel breve periodo, meglio di quanto sia stato fatto in passato”.

Il direttore del Cer Fantacone, illustrando i risultati dello studio, ha evidenziato la necessità di “adottare le nuove politiche regionali in base all’internazionalizzazione” dal momento che, ad oggi, le risorse si sono concentrate fortemente in strumenti volti a promuovere Ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica mentre la regione risulta essere profondamente despecializzata nell’ambito dell’internazionalizzazione. In merito a questo concetto è intervenuto anche l’assessore Fabiani che ha dichiarato: “Abbiamo intenzione di configurare un piano triennale sull’internazionalizzazione individuando una decina di settori, come quello della moda, del restauro di costruzioni, dell’industria culturale, ed aprendo con essi dei tavoli per formulare una proposta”.

Un secondo studio condotto da Cer e Unindustria dimostra come la scarsità di risorse impone di dotarsi di una metodologia di misurazione degli effetti delle politiche adottate al fine di selezionare gli strumenti di intervento più efficaci. “Quello di questi due studi – secondo il presidente di Unindustria Stirpe – più che un allarme vuole essere un sistema metodologico per affrontare i maggiori capitoli di politica industriale che saremo chiamati a gestire nei prossimi mesi”. L’assessore Fabiani, dopo aver dichiarato che “le prospettive sono pesanti”, ha tenuto a sottolineare la “necessità di ascoltare e di fare tesoro di tutti i suggerimenti che vengono da quelle associazioni che hanno le antenne sul territorio”. “Se è vero che siamo in una situazione critica – ha aggiunto Fabiani – dobbiamo essere consapevoli che abbiamo a che fare con un tessuto produttivo e sociale di grande potenzialità con eccellenze importanti”. L’assessore ha infine concluso evidenziando che “un punto cruciale è Expo 2015 e perciò il Lazio deve cominciare fin da subito a lavorare per prepararsi all’accoglienza con il settore turistico nel suo complesso e preparare le aziende per far crescere i loro contatti”.