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Società, presentati 1300 emendamenti

La Regione Lazio

Riceviamo e pubblichiamo –  Avviato il dibattito in Consiglio regionale sulla proposta di legge, di iniziativa della Giunta, sul riordino delle società regionali operanti nel settore dello sviluppo economico e imprenditoriale. Sui lavori alla Pisana pesa un fascicolo d’aula di oltre 1.400 pagine con più di 1.300 emendamenti, mentre la normativa è costituita da tre articoli. Dopo il dibattito generale, protrattosi fino a sera, la seduta è stata aggiornata dal presidente Daniele Leodori (Pd) a domani, dopo la seduta straordinaria sulla sanità delle ore 9:30. Al centro della discussione, in particolare, il ruolo riservato al Consiglio – ritenuto non adeguato dall’opposizione – circa le deliberazioni che la Giunta Zingaretti adotterà nell’affidare a Sviluppo Lazio la gestione diretta delle attività svolte finora da Filas, BIC, Unionfidi e Banca impresa Lazio (BIL). Ad illustrare la normativa l’assessore alle attività produttive Guido Fabiani, che nella replica finale dopo il dibattito ha detto di aver acquisito elementi di riflessione e che esistono margini di miglioramento. Presente ai lavori l’assessore al bilancio, Alessandra Sartore.

La riorganizzazione, aveva riferito Fabiani nella relazione introduttiva, sarà basata su: “la riunificazione delle società anche attraverso l’adeguamento statuario e organizzativo; il trasferimento a Sviluppo Lazio della gestione diretta delle attività svolte da Filas, BIC, BIL, Unionfidi e Asclepion salvaguardando le posizioni occupazionali e ridefinendo la struttura a organizzazione dirigenziale; l’assegnazione a Sviluppo Lazio dei fondi attualmente in gestione alle altre società”.

La proposta, inoltre, cerca di porre in atto una riforma di BIL dopo i rilievi formulati da Bankitalia che ha imposto tempi stretti all’intero riordino. “Il testo della proposta di legge che viene sottoposto al Consiglio regionale – ha detto Fabiani – è estremamente diverso rispetto al testo approvato dalla Giunta, poiché è frutto di un esame approfondito e di un dibattito costruttivo ai quali hanno contribuito pienamente sia i consiglieri di maggioranza sia quelli di opposizione durante tutti i lavori delle commissioni consiliari coinvolte, con l’approvazione di circa 20 emendamenti di cui 10 proposti dall’opposizione”. Tra essi: un parere preventivo della commissione competente sulle deliberazioni di Giunta in attuazione della legge, una relazione annuale sulle attività di Sviluppo Lazio, audizioni semestrali degli assessori di riferimento e degli amministratori della società. Infine l’approvazione da parte del Consiglio di un piano contenente “gli obiettivi prioritari degli interventi, i criteri e le modalità operative per l’utilizzo del fondo regionale per le pmi, nonché la relativa ripartizione delle risorse”.

“Un testo di gran lunga migliore di quello uscito dalla Giunta”, ha chiosato Mario Ciarla (Pd), presidente dell’VIII commissione, che assieme alla I e alla IV ha espresso i pareri nell’iter preparatorio. Anche per Gian Paolo Manzella “il ruolo del Consiglio è stato drasticamente modificato” rispetto alla proposta originaria. Il consigliere di ‘Per il Lazio’ ha inoltre difeso con argomentazioni tecniche il modello dei rapporti tra Giunta e Consiglio. Non dello stesso parere Francesco Storace (La Destra verso An), che pur condividendo le finalità del riordino, ha contestato gli scarsi controlli sul “super manager” della nuova Sviluppo Lazio. La sua proposta: ‘internalizzare’ i servizi dell’economia, attribuendo le funzione non a una società, ma ad una direzione regionale per sviluppo e innovazione.

Pietro Di Paolo (NCD) si è detto preoccupato perché il provvedimento può rivelarsi una grande occasione perduta. Si rischia, per di più, di creare un sistema penalizzante che produrrà monopoli e farà perdere occasioni alle imprese. Pietro Sbardella (Misto) si è lamentato dei troppi spiragli lasciati aperti e dell’assenza di tempistiche definite. Ha ricordato a Fabiani di aver inserito nella relazione elementi che non sono nella legge. Chiarezza che è difettata anche secondo Valentina Corrado (M5S). “Vogliamo che il Consiglio possa legiferare sulla governance di questa operazione” ha detto, appoggiando l’idea di procedere ad un’internalizzazione. “Vorremmo dismettere tutte le società in house, si potrebbe semmai tenere Filas” ha aggiunto, successivamente, Gianluca Perilli (M5S). Dallo stesso gruppo, autore di mille emendamenti, Davide Barillari e Gaia Pernarella hanno rilevato, rispettivamente, di essere in presenza di un iter lacunoso e dell’utilizzo di “mezzi subdoli”.

Adriano Palozzi (Pdl) ha invece reclamato rispetto della dignità dei consiglieri, perché, con una pl molto stringata, il Consiglio si priva del diritto, in futuro, di legiferare in queste materie. Fabrizio Santori (Misto) ha spiegato di aver presentato 160 emendamenti per riscrivere interamente la proposta. Ci sono da sanare articoli fumosi, inserire tempistiche, far partecipare il Consiglio. Secondo Giuseppe Simeone (Pdl), il testo è lacunoso e non traduce nei fatti i buoni propositi su cui si è lavorato per la legge 4/2013. Giancarlo Righini (Fratelli d’Italia), autore in commissione di un articolo integrativo su Ufficio studi e ricerche, ha contestato, tra i numerosi rilievi, la difficoltà per la commissione a esprimere pareri su atti complessi in solo 10 giorni. Termine che Mario Abbruzzese (Pdl) ha proposto di portare a 15 giorni e rispettare l’articolo 24 dello Statuto: la programmazione spetta al Consiglio.

Dai banchi di maggioranza ha preso la parola Riccardo Valentini (Per il Lazio): “E’ comprensibile che oggi ci sia un po’ di resistenza al cambiamento” ha detto. Ricordati le attese degli imprenditori per un riordino in tempi brevi, il passaggio da 36 a 6 dei membri dei consigli di amministrazioni e collegi sindacali. Meglio le agenzie, per Valentini, rispetto all’internalizzazione: sono più snelle ed efficienti. Pino Cangemi (NCD) ha contestato l’assenza di riferimenti certi sui risparmi e di criteri della riorganizzazione. Preoccupazione per governance e i livelli occupazionali. Silvana Denicolò (M5S) ha detto, tra le altre cose, che è preferibile la liquidazione di BIL, anziché la fusione per incorporazione, oltre che scorporarla assegnandole una via preferenziale rispetto alle altre società. Per Silvia Blasi (M5S) manca il previsto piano di riordino organizzativo. Non può bastare la relazione Fabiani, che non fa parte del testo di legge. Questa mancanza può far pensare che in Giunta non si abbiano idee chiare.

Secondo Daniele Sabatini (NCD) il testo, scritto in “tecnichese”, non va nella direzione della legge 4/2013. Non è stato riscritto in commissione per la volontà di seguire la Giunta: deve essere la maggioranza a tracciare la linea e l’opposizione a incidere. Luca Gramazio (Pdl) sperava in una la legge più dettagliata, mentre la fretta ha preso lo spazio che sarebbe spettato al dibattito in Aula: sembra una mozione di impegni. Il capogruppo del Pd Marco Vincenzi ha manifestato disponibilità al miglioramento della proposta, ad esempio sui termini per i pareri su atti “una tantum” per la costituzione della società. Precisato pure che non si sta delegando il futuro delle politiche del credito, bensì la fusione in tempi stretti di società oggi gestite fuori dal controllo del Consiglio “con risultati largamente insufficienti”.

Consiglio regionale del Lazio