Un detenuto di un carcere piemontese dona un rene.
Dopo il via libera del Consiglio superiore di sanità alle cosiddette donazioni samaritane, il Centro nazionale dei trapianti prende in esame i primi casi come previsto dalla procedura.
Il Css aveva infatti stabilito che per i primi 10 casi la donazione “deve rientrare in un programma nazionale la cui gestione è affidata al Centro Nazionale Trapianti che riferirà annualmente al Css” stesso.
Il carcerato di 58 anni è rinchiuso nel carcere Lorusso-Cotugno di Torino con fine pena al 2025, per un tentato omicidio: ha sparato e ferito gravemente la convivente che lo voleva lasciare. La decisione di donare un rene era nata qualche tempo fa per aiutare un carissimo amico, sofferente di una grave patologia e costretto alla dialisi.
Lo spiega il detenuto stesso in una lettera spedita nei giorni scorsi a una giornalista di News Mediaset.
“Voglio precisare che la mia è una donazione volontaria e non una vendita – ha scritto – Penso che sia un mio diritto fare del bene”.
Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro e responsabile del programma di valutazione dei primi 10 casi, ha spiegato che nell’esaminare la disponibilità a diventare donatore samaritano manifestata dal detenuto il Centro Nazionale Trapianti “terrà conto di ogni elemento e ovviamente anche della sua condizione di carcerato”.
Anche lui, come gli altri, sarà sottoposto a una prima valutazione clinica, psicologica e psichiatrica e poi, se la supererà, passerà a un secondo livello nazionale, dove una commissione approfondirà il caso, sottoponendo il volontario a un’ulteriore valutazione psicologica e psichiatrica effettuata da una parte terza.