
Una foto dell'attentatore
Crimini contro l’umanità.
L’accusa potrebbe incriminare Anders Behring Breivik, l’autore delle stragi di Oslo e Utoya, per crimini contro l’umanità, che comporterebbero una pena massima di trenta anni. Nove in più rispetto a quelli che rischierebbe per il reato di terrorismo.
Introdotta nel codice penale norvegese nel 2008, la norma sui crimini contro l’umanità prevede una pena massima di trenta anni di reclusione. Il procuratore Christian Hatlo, preso in causa dalla stampa locale, avrebbe dichiarato che il ricorso a tale norma è, al momento, solo un’eventualità. Finora la polizia ha fatto riferimento ad “atti di terrorismo” che prevedono una pena massima di 21 anni.
La polizia norvegese, inoltre, è ancora convinta che Breivik abbia agito da solo, senza l’appoggio di alcuna cellula esterna. Ipotesi sostenuta dall’estremista nell’udienza preliminare di ieri. Si dubita anche che Brevik sia parte di una crociata anti-Islam e anti-marxista, come da lui sostenuto nel manifesto di oltre 1500.
“Crediamo che l’accusato abbia scarsa credibilità in merito a queste dichiarazioni, ma nessuno di noi esclude completamente questa ipotesi”, hanno riferito gli invetstigatori.
In giornata è previsto un incontro con il ministro della giustizia Knut Storberget e i responsabili della polizia. Più di 10mila norvegesi sono scesi in strada ieri sera a Oslo per commemorare le vittime e mostrare l’unità di un popolo dopo la strage del 22 luglio. Decine di migliaia di persone hanno sfilato anche in altre città, da Tromsoe a Bergen.