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Bimbo di 4 anni morto per gastroenterite

Bimbo di 4 anni morto per gastroenterite.

Indagati il padre medico e la madre perché l’avrebbero curato con l’infuso di finocchio.

Luca, un bimbo di 4 anni originario di Miggiano (Lecce), mercoledì pomeriggio è stato portato da suo padre all’ospedale di Tricase, già senza vita.

Una volta giunto al pronto soccorso l’uomo ha raccontato ai sanitari che il bimbo, già affetto da alcune patologie, aveva avuto una crisi respiratoria gravissima dopo avere bevuto un bicchiere di tisana ai semi di finocchio.

Le cose, però, sono risultate essere un po’ più complesse di quanto sembrasse all’inizio.

Il padre di Luca, 56 anni, è un noto psicoterapeuta e ha lavorato 20 anni al centro dell’Istituto di dinamica comportamentale di Ferrara. E’ omeopata e presidente onorario dell’Amos, l’accademia nazionale di medicina omeosinergetica.

Ai medici ha spiegato che il bambino stava già male da un po’: “Gli abbiamo dato un bicchiere di tisana al finocchio e la situazione è precipitata”.

Ai colleghi ospedalieri, l’uomo ha poi raccontato di avere curato la gastroenterite del figlio con la sola medicina naturale e alternativa. Dal primo, pesantissimo, referto, emergerebbe però non solo che la cura è stata inadeguata, ma che, anzi, ha peggiorato il quadro clinico del piccolo.

Nel documento redatto dai medici dell’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase si descrive un bambino “in evidente stato di malnutrizione”, con pancia gonfia, capelli e ciglia bianche, ed ecchimosi sugli arti inferiori. “Mio figlio aveva anche una dermatite”, ha spiegato il padre. Ma questo non è bastato a convincvere gli inquirenti. Le analisi fatte dopo la morte avrebbero evidenziato parametri bassissimi tanto da far ipotizzareche, più che per un episodio acuto, il bambino sia morto per una malattia cronica.

E’ stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo. Il pm ha formulato l’accusa per entrambi i genitori. “Per aver cagionato la morte del figlio Luca nato l’11 novembre 2007 – si legge -. Colpa consistita nell’omettere di prestargli le necessarie cure specialistiche pur in presenza di un perdurante grave e preoccupante quadro patologico”.