Il vero problema è che non si vergognano…
- Il vero problema è che non si vergognano. Che non provano nessun senso del pudore di fronte a chi li ha votati.
Ma – rovescio della medaglia – il problema è anche che il cittadino elettore, distratto da problemi sicuramente più assillanti, lascia correre e di quello che accade nel Palazzo se ne cura poco o nulla, vittima anche di una santa rassegnazione (“tanto sono tutti uguali”).
Certo è che quello che è accaduto mercoledì scorso a palazzo Gentili è degno del miglior Comencini, il quale – se fosse ancora in vita – avrebbe sicuramente potuto ricavarci una bellissima commedia all’italiana in grado di fare incassi record al botteghino.
Ma tant’è. Piero Camilli, presidente del consiglio provinciale dimessosi a giugno, è dovuto risalire obtorto collo su quello scranno che aveva abbandonato, lanciando un quanto mai opportuno grido di dolore per far capire che le cose non andavano.
Poi, vista l’incapacità e l’inettitudine di un Pdl non in grado di eleggere un suo successore, ha dovuto rivestire il ruolo di salvatore della patria, anche se – come lui stesso ha detto – ha tante altre cose da fare (e, visto l’uomo, c’è da credergli).
E c’è pure da ringraziare l’Udc che – con la mossa a sorpresa (ma non troppo) della candidatura Bigiotti, appoggiata dall’opposizione – ha messo il Pdl con le spalle al muro. Altrimenti saremmo andati a finire alle calende greche.
Ma loro non si vergognano. Come – tanto per non farci mancare nulla – non s’è vergognato nei mesi scorsi il Pd quando non è riuscito a eleggere un proprio rappresentate a presidente di Talete (la società pubblica che gestisce il servizio idrico della Tuscia), nonostante ci fosse l’accordo con gli altri partiti.
E allora: come si fa a fuggire dal qualunquismo? Come si fa ad avere fiducia in persone che lottano allo spasimo per una poltrona (qualunque essa sia) e che invece sono state messe lì per risolvere i problemi dei cittadini? Chi ce l’ha dia una risposta, perché trovarla è quanto mai complicato.
Del resto, Viterbo sembra essere lo specchio dell’Italia, dove la classe politica che riempie il Parlamento (maggioranza e opposizione) è stata protagonista di un fallimento totale.
Pensate: per riacquistare un minimo di credibilità sul piano nazionale, ma soprattutto su quello internazionale, ci si è dovuti rivolgere a un signore completamente estraneo alla politica, che aveva anche lui altre cose da fare, e che ha accettato un compito difficile come quello di presidente del consiglio, sicuramente per spirito di servizio.
Qualcuno dice che questo governo sia una sospensione della democrazia. E forse non ha tutti i torti, se non altro per il fatto che non è il frutto di una elezione democratica, bensì di un compromesso al ribasso che tutte le forze politiche (meno la Lega Nord, ma solo per interessi di bottega) hanno dovuto accettare, mettendo a nudo tutta la loro incapacità a gestire la situazione contingente.
Mi viene però in mente un altro detto popolare e molto significativo: ogni popolo ha il governo che si merita. E noi, sia quello nazionale che quelli locali, ce li siamo meritati ampiamente. Ergo, se questi signori fanno e disfanno anche a dispetto del ridicolo, è anche un po’ colpa nostra. Finché non riusciremo a uscire da quell’atavico torpore che sembra averci avvolto completamente.
Arnaldo Sassi