
Mario Monti
“Dobbiamo arrivare a un provvedimento ampio sulle liberalizzazioni”.
Lo ha annunciato nella giornata di ieri il premier Mario Monti nel corso della conferenza stampa con la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Lo scopo di tutta questa operazione – ha spiegato – è quello di conseguire più crescita e più equità“.
Una prima bozza diffusa ieri, anche se palazzo Chigi ha negato l’esistenza di un testo definitivo, riporta in 28 articoli le possibili liberalizzazioni che il governo potrebbe trasformare in decreto entro il 20 gennaio.
Nel testo spicca, tra gli altri, anche una norma sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che lo arricchisce di un comma 1bis. L’obbligo di reintegro, in caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano un numero di dipendenti pari o inferiore a 15, scatta solo se il numero complessivo di lavoratori è sopra le 50 unità.
Per quanto riguarda il settore del commercio, dovrebbero essere previsti saldi liberi tutto l’anno, senza vincoli di sconti e durata, per negozi grandi e piccoli e senza previo avviso al Comune di appartenenza. L’articolo 2 della bozza, sulla “Libertà di praticare sconti”, prevede che “ogni impresa commerciale anche al dettaglio, in qualunque settore merceologico, può decidere in autonomia il periodo nel quale effettuare sconti, saldi e vendite straordinarie, la durata delle promozioni e l’entità delle riduzioni”. Gli “obblighi preventivi di comunicazione all’amministrazione” verrebbero così eliminati.
Abolite, in modo definitivo, le tariffe professionali. Architetti, avvocati, commercialisti che le usavano ancora, ma solo come riferimento, potrebbero essere chiamati a farne a meno. “Sono abrogate tutte le tariffe professionali, sia minime sia massime”, comprese quelle dei notai, si specifica nell’articolo 7. I professionisti (con esclusione dei medici del servizio nazionale) “concordano in forma scritta con il cliente il preventivo per la prestazione richiesta”. Il praticantato per l’accesso alle professioni, invece, potrà essere svolto nell’ultimo biennio di studi universitari. Più in generale, abrogate “autorizzazioni, licenze, nulla osta” per l’avvio di un’attività economica.
Cambiamenti anche nella distribuzione dei carburanti. I benzinai titolari del distributore, potranno acquistare benzina, gasolio o gpl presso rivenditori e grossisti diversi dal marchio che campeggia sull’impianto.
Anche gli altri benzinai che non sono proprietari dell’impianto, potranno rifornirsi di prodotti raffinati per almeno il 20 per cento dell’erogato medio dell’anno precedente o del fabbisogno.
I distributori di benzina potranno trasformarsi in veri e propri minimarket (dai tabacchi ai giornali, fino ad altre tipologie di beni).
Novità anche per i trasporti. Sui treni l’articolo 23 della bozza di decreto liberalizzazioni dispone la “indipendenza di Rete ferroviaria italiana dalle imprese operanti nel settore dei trasporti”. In pratica Rfi, la società di Ferrovie dello Stato che gestisce orari e le linee su ferro, verrà scorporata dal gruppo e riportata in totale autonomia e solitudine tra le braccia del ministero dell’Economia.
E quindi Trenitalia, al pari di altri concorrenti, non avrà più corsie preferenziali ma dovrà mettersi in fila come altre società di trasporto ferroviario per richiedere eventuali autorizzazioni, tracce orarie, linee. Anche il contratto di lavoro del settore viene eliminato.
Infine sulle farmacie, la proposta del governo è quella di ampliare “la pianta organica” delle farmacie, ovvero la loro capillarità sul territorio, anticipata nei giorni scorsi dal sottosegretario Catricalà, entra anche nella bozza del decreto all’articolo 11.
Il rapporto tra numero di farmacie e abitanti, sarebbe quello di 1 a 3 mila. Scenderebbe così dall’attuale, posto a 4 mila per i Comuni sopra i 12500 abitanti e 5 mila per quelli al di sotto. L’articolo 27 della bozza, poi, toglierebbe il potere all’Aifa di accertare l’esistenza di brevetti nell’autorizzare il commercio dei farmaci generici.