- Figli a casa fino a 34 anni e matrimoni in calo.
E’ questo ciò che emerge dal rapporto Istat in cui si nota come rimangano a casa con i genitori tutti i giovani nella fascia compresa tra i 25 e i 34 anni, il 41,9% rispetto al 33,2% del 1993.
Ma i giovani che restano in casa non sono bamboccioni. La maggior parte sono obbligati a fare questa scelta perché senza lavoro e quindi impossibilitati a pagare un affitto. In aumento anche i Neet, giovani che non studiano né lavorano, che hanno superato quota due milioni.
In calo anche i matrimoni con il 33,7% rispetto al 45,2% del 1993. Sempre più diffusi invece i nuovi nuclei familiari (single, single con figli, convivenze) e le separazioni.
Le famiglie, si legge ancora nel rapporto dell’Istat, sono sempre più povere anche se il Pil pro capite, dal 1992 al 2011, è cresciuto dell’11,6%. Mentre il reddito pro capite, in riferimento allo stesso periodo, è sceso del 4%. Italia più ricca, ma italiani più poveri. Quali potrebbero essere le ragioni?
“La prima — afferma il presidente dell’Istat Enrico Giovannini — è la pressione fiscale, ma poi ci sono le rimesse agli immigrati che spediscono nel loro Paese buona parte di quello che guadagnano da noi e soprattutto i profitti delle multinazionali che, su scala più vasta, fanno la stessa cosa”.
Stando alle previsioni potrebbe esserci nei prossimi mesi un calo del Pil dell1,5% per poi riguadagnare mezzo punto nel 2013. I consumi delle famiglie potrebbero scendere ulteriormente ( -2,1%) e, con essi, anche gli investimenti (-5,7%).
Reggono ancora le esportazioni con +1,2%, ma calano le importazioni con -4,8%.