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“Riesumare i cadaveri solo se necessario”

Casa di riposo Nepi – Gli anziani maltrattati

Nepi – Potrebbero non essere riesumate le salme delle tre donne ricoverate nella casa di cura di Nepi.

La struttura è da novembre nel mirino degli investigatori, insieme alle titolari, madre e figlia, Michelina Miseria e Rosalia Ceci. Sono indagate per maltrattamenti sugli anziani ospiti [1]: le videocamere le hanno riprese nell’atto di insultarli, schiaffeggiarli, legarli per impedirgli di muoversi durante i pasti. Immagini shock che hanno spedito madre e figlia ai domiciliari (video: Gli anziani presi a schiaffi [2]).

L’attenzione dei Nas, coordinati dal pm Renzo Petroselli, si è concentrata su tre decessi sospetti: tre anziane, tutte ospiti della casa di cura, tra gli ottanta e i novant’anni. Il gip del tribunale di Viterbo Francesco Rigato ha dato l’ok all’incidente probatorio. Una specie di anticipazione del processo che servirà per eseguire accertamenti medico-legali che avranno valore di prova in un futuro dibattimento. 

Ma lo stesso gip è stato perentorio: la riesumazione dei cadaveri delle tre anziane dovrà avvenire solo se strettamente necessaria. Così sarebbe scritto nell’avviso con cui il giudice ha accolto la richiesta di incidente probatorio di accusa e difesa.

Il perito del tribunale ha incontrato i consulenti del pm e dei difensori il 25 marzo scorso. Per ora saranno analizzate le lesioni riportate da un anziano ospite della casa di cura. Compito del perito e dei consulenti sarà capire se eventuali ferite siano compatibili con i maltrattamenti ipotizzati dall’accusa. Solo a quel punto si deciderà se riesumare le salme delle tre ultraottantenni, per verificare se i decessi siano dovuti ai maltrattamenti. Un’eventualità che la parte civile non vede di buon occhio. “Qualora si dovesse battere questa strada, noi ci opporremo alla riesumazione – afferma l’avvocato Maurizio Filiacci, per i parenti delle vittime -. Per noi le cartelle cliniche degli anziani ospiti della struttura dicono già molto”.

Da aprile 2013 la casa di riposo nepesina era una sorvegliata speciale dei Nas. I controlli iniziali erano scattati nell’ambito di una serie di verifiche a livello nazionale sulle strutture di ricovero e accoglienza per anziani.

In quella di Nepi, emergevano lacune sia strutturali che amministrative. Ma c’era dell’altro, come ha raccontato ai militari un ex collaboratore occasionale della casa di cura. Quello che hanno scoperto i Nas nei successivi mesi di indagine è stato agghiacciante. Al punto da chiamarla “Operazione barbarie”. 

“Serena Senectus”, il nome della casa di cura. Una vecchiaia che serena non era affatto per i dieci anziani.

Frasi terribili venivano riservate agli ottantenni e novantenni affidati alle cure delle due donne: “Te possa pija’ un colpo”, urla un’infermiera a un anziano che aveva cercato di ribellarsi. “Tu non hai finito di dormì?”, grida un’operatrice a un ospite della casa di cura che si era accasciato durante il pranzo. E ancora: “E’ Gesù Cristo che te fa campa’… se te facesse morì, almeno”. Tutto documentato dalle microcamere installate dagli investigatori, in perfetta sinergia con la procura.

I periti hanno tempo fino a luglio per depositare la loro relazione. A ottobre la illustreranno davanti al giudice.