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L'angolo della psicologia

Lavoro, figli e videogames

di Angelo Russo
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Mi capita spesso di argomentare con giovani mamme che chiedono consigli su come educare i figli.

Troppe volte i genitori esprimono l’amara consapevolezza di non sentirsi adeguati a essere degli educatori. Antonietta è una mamma trentacinquenne con due figli, di 9 e 12 anni.

Dice: sono impiegata presso un’azienda privata, tutti i giorni sono costretta a lasciare i figli dai mie genitori. Anche mio marito lavora tutto il giorno.

In mia assenza stanno troppo davanti al computer o alla Wii. Devo riconoscere che a scuola non hanno grandi problemi ma vivo dei sensi di colpa perché molti mi dicono, quanto può essere dannoso, lasciarli troppo davanti al pc, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Il problema segnalato da Antonietta coinvolge tutta la generazione moderna. Chi ha un figlio da 6 a 15 anni avrà sicuramente assistito allo “smanettare” con uno joystick davanti al video multi colorato di qualche gioco.

Le preoccupazioni dei genitori pur differenziandosi nella forma, in sostanza, sono sempre le stesse: quali ripercussioni può avere questo comportamento sulla personalità, in fase evolutiva, dei propri figli?

In linea di massima qualsiasi attività, non solo i giochi elettronici, eseguita nella preadolescenza e adolescenza, agita per tempi eccessivamente lunghi (circa oltre i 90 minuti) in modo da eliminare del tutto o in parte, il rapporto con gli altri, può definirsi dannosa per lo sviluppo armonico della personalità.

Quest’ultima per crescere in modo adeguato ha bisogno di nutrimenti più variegati possibile. Come la varietà del cibo è importante per il corpo, così la mente deve assimilare da più fonti. Anche i video giochi se usati con criterio e a piccole dosi (meglio non superare un’ora il giorno) possono addirittura sviluppare la struttura del pensiero oltre a migliorare i riflessi.

I video giochi hanno la caratteristica di integrare oggetti fisici e oggetti simbolici ed essere d’aiuto, attraverso la dimensione dell’interattività allo sviluppo cognitivo.

I videogiochi esistono in tre categorie:
1 – Di abilità; tendono a sviluppare l’attività senso motoria dei ragazzi e sono legati alla percezione e all’azione;
2 – Di simulazione; a essere attive sono le percezioni e le azioni rappresentate mentalmente;
3 – Di fantasia; dove è attivato il ragionamento logico – razionale che è alla base di formulazioni d’ipotesi.

L’uso dei videogiochi non deve preoccupare più di tanto i genitori ai quali, però, spetta l’obbligo di verificare i tempi di esposizione davanti allo schermo e che i figli oltre a fare un uso corretto del computer sperimentino anche altri modi di gioco e di relazioni.

Quando non c’erano i computer: gli adolescenti di ieri.

Le problematiche riguardanti la preadolescenza hanno rappresentato, anche nel passato, momenti di ansia sia per i ragazzi sia per i genitori. Una delle inquietudini maggiori è stata spesso correlata alla sessualità.

Al fine di avere un raffronto e fare una riflessione su come siano cambiati i tempi, vi propongo la lettura della pagina di un libro che sto scrivendo sugli adolescenti degli anni ’60. Sicuramente i cinquantenni e passa, sorrideranno al ricordo del calendarietto del barbiere.

“Qualche volta facevamo il gioco di chi pisciava più lontano. Oltre al divertimento della gara c’era la malizia di guardare il sesso degli altri. Confrontarlo. Stavamo scoprendo la nostra genitalità. Le trasformazioni del corpo ci turbavano. Stare in gruppo ci dava coraggio.

Ognuno di noi portava, un pezzetto per volta come un gran puzzle, la tessera mancante da incastonare per scoprire i misteri della vita. Un bel contributo alle nostre conoscenze lo portò, alla vigilia di Natale Riccardo. Bastò uno sguardo per farci capire che aveva qualcosa di strabiliante e unico da farci vedere.

Lui avanti e noi dietro, come sudditi ubbidienti nei confronti di chi, senza capire perché, si era guadagnato un grande potere, ci dirigemmo verso il muretto.

Ci sono riuscito, esordì Riccardo, l’ho sottratto al barbiere mentre era distratto, lui è entrato nello stanzino a prendere il resto ed io…falla corta, lo interruppi, facci vedere cosa.

Al nome del barbiere ormai avevamo già capito, mancava solo la conferma di vederlo, era di sicuro il calendarietto. Nel mese di dicembre c’era l’usanza, da parte dei barbieri, di regalare ai clienti più affezionati, e rigorosamente adulti, un piccolo libretto. Era la prima volta che lo vedevamo. Chiuso misurava circa dieci centimetri di altezza e cinque o sei di larghezza. Già alla vista della custodia c’era una certa eccitazione.

Era di un’eleganza particolare, color tabacco e contornata da un rigo dorato. Giusto nel mezzo si leggeva l’anno e sul bordo superiore un taglio a mezza lunetta consentiva di prendere con facilità il contenuto. Fuoriusciva, come morbida appendice, un sottile cordoncino bianco con all’estremità, una specie di “batacchio” composto da sottilissimi filamenti di seta.

Ci colpì il suo profumo. “Dai faccelo odorare”, dicemmo in coro. Lo sfioravamo sotto i nostri nasi, chiudendo gli occhi, estasiati da quel profumo borotalcoso che rimandava alla toilette che facevano le donne prima di uscire da casa. Rosino, impaziente, fece per tirarlo fuori dalla custodia ma gli fu strappato letteralmente di mano da Riccardo che voleva essere l’artefice, fino in fondo della bravata. Io ho rischiato ed io ve lo faccio vedere, dalle mie mani, e guai a chi lo tocca! Disse in modo categorico.

Il calendarietto, in ogni sua pagina, mostrava un mese dell’anno e soprattutto, dolce e profano contorno, delle foto di donna. Da gennaio a dicembre dodici stupende, ammiccanti modelle.

Bionde. More e rosse. Soprattutto nude. Nella maggior parte dei mesi le modelle, in plastiche posizioni, mostravano generosamente i seni e nascondevano quello che volevamo vedere di più, proprio lì, in mezzo alle gambe.

Al mese di settembre, con simulata esitazione, Riccardo girò di scatto e, con un “voilà”, apparve ottobre. Le nostre teste, arrivarono a toccarsi, convergendo tutte nello stesso punto, per mettere a fuoco l’immagine. La modella autunnale era più generosa delle altre. Bella, statuaria e in piedi, sembrava guardarci. Le sue mani, dietro la nuca, spingevano in avanti la testa e, le labbra rosse, con malizia studiata, formavano una “o”, a mo’ di bacio.

Tutto il corpo era completamente a vista. Nudo. Dai seni grandi e pesanti spiccavano due capezzoli enormi, smisuratamente grandi. Alla vita stretta si contrapponevano due fianchi rotondi e larghi.

Le scarpe rosse, con alti tacchi a spillo, facevano da base alle cosce lunghissime che, leggermente divaricate, mettevano in risalto il triangolo nero che spiccava prorompente. Ooooooh…. Che bella f… mormorò qualcuno, non so chi, ma fummo tutti d’accordo”.

Angelo Russo

20 ottobre, 2010 - 19.27