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L'opinione di uno sporco comunista

Il rischio è che vada a casa tutto il Palazzo

di Valerio De Nardo
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Detesto l’espressione invalsa nel mondo politico di voler “mandare a casa” l’avversario.

In un sistema democratico di stampo occidentale i voti parlamentari possono servire a mettere in minoranza un governo e le elezioni generali a collocare all’opposizione una coalizione o un partito. Ma sempre dentro un confronto in cui ciascuno esercita un ruolo di pari dignità, anche se di diversa rilevanza, dentro le istituzioni e nel confronto delle idee.

Magari Lionel Jospin decide di lasciare la politica perché così vuole segnare la sua assunzione di responsabilità per una sconfitta, ma non pare una attitudine diffusa nel nostro longevo e incanutito ceto politico, avvezzo, dopo cocenti batoste, a ritornare in pista dimenticando impegni assunti con le popolazioni del continente africano.

In questi giorni sento i maggiori esponenti del Partito democratico far presente che senza di loro nessuna alternativa di governo è possibile, come se tutti gli elettori di sinistra stessero lì in attesa di loro indicazioni su chi viene prescelto fra il cattolico Casini e il laico Fini da una parte, l’omosessuale Vendola e il giustizialista Di Pietro dall’altra.

Per ora della linea politica del partito indispensabile all’alternativa al berlusconismo riesco a cogliere solamente il profondo mood montaliano:

“Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

Ho l’impressione che il Palazzo non avverta gli scricchiolii sordi (e grigi, come certe aule in cui fare bivacco di manipoli) che si levano dal Paese. Sarebbe opportuno prestare orecchio o a casa ci finisce tutto il Palazzo. Insomma si finisce per dar ragione al cabaret politico di Beppe Grillo.

Valerio De Nardo

26 dicembre, 2010 - 12.58