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Perugia - Entro le 20 il verdetto del processo d'appello

Omicidio Meredith, in giornata la sentenza

Meredith Kercher

Processo Meredith, in giornata la sentenza.

E’ iniziata l’ultima udienza del processo d’appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati di aver ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher. Il presidente della Corte d’assise d’appello di Perugia, Claudio Pratillo Hellmann, prima di ritirarsi in camera di consiglio, ha annunciato che la sentenza non verrà resa nota prima delle 20.

“Ho paura – ha detto Amanda Knox, prendendo spontaneamente parola in aula – in questi quattro anni ho perso un’amica e la libertà. Sono la stessa persona di quattro anni fa. L’unica cosa che mi distingue da allora è quello che ho sofferto.

In questi anni ho perso un’amica nel modo più brutale e inspiegabile. La mia fiducia nell’autorità della polizia è stata tradita. Ho dovuto affrontare accuse assolutamente ingiuste, senza fondamento. Sto pagando con la mia vita per cose che non ho commesso“.

La ragazza ha poi spiegato le sue sensazioni al momento dell’uccisione. “Come mi sentivo – ha continuato -? Non riuscivo a crederci. Poi la paura. Com’era possibile che una persona con cui stavo condividendo la vita, che viveva con me, fosse stata uccisa. Se fossi stata lì con lei sarei morta anch’io. Io non c’ero. Ero con Raffaele”.

Prima del discorso di Amanda, Sollecito ha regalato alla corte il suo braccialetto con scritto “Liberi Amanda e Raffaele”, dichiarando: “Penso che questo bracciale appartenga un po’ alla storia e al passato. Spero che ci siano per me e Amanda nuove speranze e un nuovo futuro che meritiamo“.

L’avvocato Luciano Ghirga, difensore della studentessa americana, ha parlato di una “prova scientifica schiacciante” che dimostra l’innocenza della sua assistita.

In attesa della sentenza, la Corte ha chiesto rispetto per l’esito. “Non è una partita di pallone questa, non c’è spazio per tifoserie contrapposte, ricordiamoci che è morta una bellissima ragazza in modo orribile e che ci sono in gioco le vite di altri due giovani, quindi chiediamo rispetto e silenzio quando leggeremo il dispositivo“.

3 ottobre, 2011 - 11.36