A grandi passi verso il contratto unico

Elsa Fornero
Maggiore mobilità, ma posto garantito dopo tre anni.
Possibile accordo degli economisti sul modello contrattuale. Lunedì trattativa tra governo e parti sociali. Si va a grandi passi verso la riforma del ministro Elisa Fornero.
Ministri, sindacati e imprenditori si trovano d’accordo su un disegno di legge già proposto due anni fa dagli economisti Boeri e Garibaldi. Mario Monti ha spiegato: “Dovremo ridurre la frammentazione dei contratti e far andare di pari passo la riforma del mercato del lavoro con quella degli ammortizzatori sociali”. L’obiettivo è quello di creare “una maggiore mobilità che protegga il lavoratore ma non renda sclerotico il mercato del lavoro”. Dalle prime indiscrezioni la riforma non toccherebbe direttamente l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ma ne limiterebbe l’efficacia in alcune fasi della vita lavorativa dei dipendenti. Monti lunedì andrà a Bruxelles a rassicurare i partners europei sull’avvio delle riforme.
Punti principali della riforma
E’ prevista la nascita del Cui (contratto unico d’ ingresso) che avrà due fasi: la prima d’ingresso che, a seconda del tipo di lavoro, avrà una durata massima di tre anni; la seconda di stabilità, in cui il lavoratore godrà di tutte le tutele che oggi sono riservate ai contratti a tempo indeterminato
.Durante la fase di ingresso, in caso di licenziamento con motivazioni che non sia per “giusta causa”, il datore di lavoro non avrà l’obbligo di reintegrare il dipendente, ma potrà risarcirlo pagando una specie di penale pari alla paga di cinque giorni lavorativi per ogni mese lavorato. In caso di una fase di ingresso di tre anni, il licenziamento dovrà essere risarcito con sei mesi di mensilità. La riforma prevede che il periodo di prova si possa allungare fino a tre anni e in cambio concede che il contratto di ingresso si trasformi automaticamente, al termine della prova, a tempo indeterminato.
Con il nuovo contratto a tempo determinato non sarà possibile assumere con un salario inferiore a 25000 euro annui con eccezione naturalmente dei soli lavori stagionali.
La riforma dovrebbe anche prevedere l’introduzione di un salario minimo legale stabilito da un accordo tra le parti sociali. Se non si trovasse l’accordo, il salario minimo dovrà essere fissato dal Cnel (Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro). Il salario minimo è contrattato a livello di categoria o di azienda ed è quindi molto variabile.Ogni paese ha fissato una soglia, a seconda del suo livello di vita e dell’importanza che una nazione annette alla protezione sociale della fasce più deboli della società. In Francia il salario minimo è di circa 1.350 euro lordi mensili, in Inghilterra corrisponde a circa 1150 euro, mentre in Spagna è più o meno 600 euro lordi mensili.
Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali invece delle attuali cassa integrazione ordinaria, straordinaria e mobilità, si vorrebbe tornare alla cassa integrazione ordinaria che interviene solo per far fronte alle crisi cicliche e temporanee dei settori. Per le crisi strutturali e il sostegno a chi ha perso il lavoro dovrebbe invece intervenire il reddito minimo di disoccupazione.