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Omicidio di Barbarano Romano - Giudizio immediato per l'ex parrucchiere

Uccise la compagna con cinquanta coltellate, a maggio il processo

di Stefania Moretti

Barbarano Romano - Giudizio immediato per Antonio Matuozzo.

Il 66enne napoletano che ha ucciso a coltellate la compagna Anna Maria Cultrera sarà processato subito. Senza udienza preliminare. Il processo è fissato al 9 maggio.

Lo ha deciso il tribunale di Viterbo, su richiesta del pm Fabrizio Tucci, titolare dell’inchiesta sull’omicidio di Barbarano Romano.

Fu l’assassino a chiamare i carabinieri, la notte del 12 ottobre 2013. “Ho ucciso la mia compagna”, avrebbe detto, serafico, ai militari della vicinissima caserma in viale 4 novembre, ad appena qualche metro dalla scena del delitto. 

Una corsa sul posto alle 3 del mattino per trovarsi di fronte uno scenario agghiacciante: il corpo di Anna Maria Cultrera,viterbese di 61 anni, ex impiegata alle poste, giaceva sul letto tra le coperte rosse di sangue, con un coltello piantato nella gola. Morta da almeno tre ore e mezza.

L’autopsia del medico legale Giorgio Bolino, depositata dopo un mese e mezzo, parlerà di “overkilling”: un accanimento smodato sul corpo della vittima, con un numero di coltellate di gran lunga superiore a quello necessario per uccidere. Si parla di almeno cinquanta fendenti, sparsi su tutto il corpo. Tantissimi sulle braccia, a indicare che Anna Maria si è svegliata, divincolata, difesa. Un estremo e vano tentativo di sconfiggere la furia omicida, che l’aveva sorpresa nel sonno. Ma quel coltello da macellaio, impugnato dal suo compagno, ha spezzato ogni sua resistenza.

Il movente è stato subito cercato nei recenti screzi tra la coppia, convivente da sei anni ma arrivata da poco a Barbarano. Trasferitisi ad aprile 2013, avevano preso in affitto un appartamento al primo piano di via 4 novembre 23. Ma di quel rapporto, forse, Anna Maria non era più sicura. Voleva cacciarlo di casa. Nonostante lui si fosse sempre preso cura di lei, malata di cuore e cagionevole di salute.

Una supposta ingratitudine che potrebbe aver armato il braccio dell’ex parrucchiere partenopeo contro la compagna. Al punto da fargli dire, subito dopo l’omicidio, davanti ai carabinieri, che “lei se lo meritava”.

A Matuozzo non è contestato il delitto d’impeto, ma l’omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Ancor più grave perché pensato e pianificato.

Tra la raffica di coltellate e la chiamata al 112, l’omicida avrebbe compiuto una serie di azioni apparentemente sconnesse: gli elettrodomestici impilati nella vasca da bagno e riempiti d’acqua, lo zucchero nel motore della macchina. L’intento era quello di danneggiare oggetti appartenuti ad Anna Maria. Come per vendetta, nel caso non fosse bastato ucciderla.

I suoi avvocati Vincenzo Gambera e Marco Marcucci hanno quindici giorni di tempo per scegliere la strategia difensiva: se patteggiare, optare per l’abbreviato o fare il processo senza riti alternativi, che comporterebbero uno sconto di un terzo della pena. 

Qualora la difesa scegliesse questa via, verrebbe fissata una nuova udienza.

Stefania Moretti

30 gennaio, 2014 - 15.34