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L'alambicco di Antoniozzi

Il wireless non vive qui…

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Anni fa un ministro della Repubblica, noto per una legge sulle telecomunicazioni che porta il suo nome, ebbe la felice idea di venirci a raccontare che l’Italia fosse la nazione più all’avanguardia in Europa per quanto riguarda il digitale.

Questa affermazione fu accolta con una certa sorpresa dagli italiani, che pure sono talmente abituati a sentirsi raccontar frottole da almeno un paio di millenni da aver perfino sviluppato la sana abitudine di riderci sopra per non piangere, ma il Ministro continuava ad affermare che quello che diceva era la sacrosanta verità, e che ci attendeva una rivoluzione tecnologica che ci avrebbe sbalordito.

Sono passati circa una decina d’anni, se la memoria non mi inganna, dalla frase del ministro ed effettivamente quanto a sbalordirci ci sbalordiamo eccome.

Prendiamo ad esempio l’anagrafe del Comune di Viterbo, che da settimane ormai vanta (tra i vari cartelli seminati un po’ ovunque nell’ufficio a creare una sorta di improvvisato daze-bao che senza dubbio aiuta a ingannare il tempo durante le attese) un annuncio che recita, più o meno : “a causa di un guasto alla linea Telecom il rilascio delle carte d’identità digitali è sospeso fino a data da destinarsi”.

Considerando che la nostra dovrebbe essere, nelle pie intenzioni del ministero, una delle città pilota per quanto riguarda la digitalizzazione dei documenti d’identità, questa mi pare un’eccellente cartina di tornasole dell’effettivo, pietoso stato delle telecomunicazioni del BelPaese.

Restando in tema di anagrafe, mi sfugge esattamente il perché gli uffici in questione, siti in un palazzo che certo non difetta di stanze, debbano essere ospitati in un disordinato quanto angusto bugigattolo in cui tre eccellenti impiegati comunali fanno del loro meglio per smaltire le tre file sovrapposte di persone che occupano, a volte a gruppi di trenta-quaranta individui, uno spazio che a malapena ne sopporterebbe una quindicina e senza uno straccio di sedia per far riposare gli anziani, i disabili o chiunque debba sostare in coda per ore.

E’ davvero un pessimo biglietto da visita per la nostra amministrazione, a meno che l’idea non sia quella di far sentire immediatamente a casa qualche immigrato che provenga da realtà che, nell’immaginario collettivo, sono più disagiate delle nostre.

Mi sfugge anche il perché di tutto questo ambaradan montato intorno alla carta di identità digitale se poi non ci si attrezza di sportelli tipo bancomat che consentano a chi la possiede di farsi da soli i propri certificati senza dover necessariamente passare attraverso un impiegato, visto che la carta di identità digitale legata ad un pin è un metodo sicuro di identificazione.

Siccome siamo all’avanguardia in campo di digitale e telecomunicazioni, appare quantomeno sorprendente, ad esempio, che se si lascia Viterbo e ci si incammina verso la Tuscanese il segnale dei telefoni cellulari debba scomparire fino a quando non si raggiunga Tuscania. Certo, in Italia siamo abituati ai crolli improvvisi di copertura telefonica: in treno, in aperta campagna, sotto una galleria ci diciamo “è normale che non ci sia campo”.

Peccato che se ci si trova a viaggiare in paesi che evidentemente non sono all’avanguardia nel digitale come la Francia o l’Inghilterra, il cellulare sia perfettamente funzionante anche nelle metropolitane di Londra o Parigi o nei tunnel autostradali. A Roma, invece, bastano due metri di scala mobile a Piazza della Repubblica e siamo tagliati fuori dal mondo.

Siamo talmente all’avanguardia che vi sfido a trovare, passeggiando per la nostra o per altre città, una copertura wireless, gratuita o a pagamento, che consenta di navigare tranquillamente dovunque ci si trovi come appunto succede in quasi tutte le città europee. Mi si dirà che questo è un lusso di cui possiamo comodamente fare a meno, e che chi vuole una linea Adsl può sempre comperarsela.

E’ quello che ho fatto, e sicuramente avreste potuto leggere queste righe molto prima di oggi se i disservizi del mio gestore Adsl, che comunque è obbligato a passare attraverso linee Telecom, non trasformassero da ormai un paio di anni la mia linea fissa in una linea singhiozzante che si collega un po’ quando vuole, malgrado ripetute segnalazioni e pronti interventi del tecnico che a casa mia praticamente ci vive.

Se penso che la Francia da circa vent’anni diffonde via cavo i suoi programmi televisivi (altro che antenne paraboliche e scatolette del digitale terrestre!), che le loro connessioni internet viaggiano anch’esse su cavo e che da anni è possibile per i loro utenti privati viaggiare in internet alla velocità per noi immaginifica di venti mega, ripenso con un sorriso tutto italico alle affermazioni del Ministro di cui sopra e mi domando se, tutto sommato, non sia più utile tornare ad attrezzarsi con un servizio di piccioni viaggiatori, ai quali sicuramente qualche altro illuminato ministro non mancherà di applicare la seguente affermazione: “L’Italia è il primo paese in Europa ad avere l’esclusiva sui magici gufi portalettere di Harry Potter”.

Alfonso Antoniozzi

25 settembre, 2009 - 12.42