“Solo atti della Procura, nessun dossier”
“Il fantomatico dossier in realtà è un atto della procura della Repubblica di Roma e se il presidente della Camera vuole dare un’occhiata, sono disposto a mostrarglielo”.
Sono le parole del direttore del Giornale Vittorio Feltri, che così ribatte a Gianfranco Fini, dopo che ha annunciato una querela per l’articolo apparso ieri sul quotidiano.
Il fascicolo del 2000, scrive Feltri nell’edizione di oggi, “contiene gli atti di un processo concluso con la condanna di una donna per sfruttamento della prostituzione” e sfogliandolo Fini potrebbe rendersi conto che “non è un avvertimento mafioso, ma il racconto di fatti squallidi che si prestano, quanto e più delle testimonianze di pentiti mafiosi, a una montatura”.
“Mi auguro – aggiunge Feltri nel suo editoriale – qualora si discutesse una causa contro di me per diffamazione, di non essere costretto a documentarli per provare una cosa che è palese: Io non ho diffamato nessuno.
Ho semplicemente fatto notare a Fini quanto sia imprudente spingere altri a fare quanto egli desidera non sia fatto a lui. E aizzare i giudici contro Berlusconi, perché prima o poi tra le loro grinfie ci può cadere chiunque”.
Secondo il direttore del Giornale, Fini “accecato dall’ira non ha letto bene” e nelle sue parole non c’era niente di minaccioso, mafioso o diffamatorio.