Ancora gelo tra il premier e Tremonti
Rimane il gelo tra Berlusconi e Tremonti. Ma c’è di più. Il premier non sopporta le polemiche e gli scambi di battute avvenute in questi giorni tra i suoi collaboratori.
“I ministri devono parlare di meno. Tutti. – ha tuonato il Cavaliere -. A guidare la maggioranza e il partito ci penso io. Il mio auspicio sull’Irap di ieri l’altro è preso dal programma di governo dove c’è anche il taglio dell’Irpef”.
Tremonti contrattacca: “Non c’è altra politica economica da seguire se non quella in atto. Se qualcuno pensa si possa fare altro, si accomodi al mio posto. Ci penseranno i mercati a fargli cambiare idea. Se invece vuoi che resti al mio posto devi darmi un ruolo da vicepremier”.
Una richiesta che ha fatto ancor più irritare Berlusconi anche perchè da Fini è arrivato un “no” secco: “Silvio, stai attento che Giulio ti commissaria”. Una distanza caratteriale che nelle ultime settimane si è riempita di contenuti, grazie anche ai report che consiglieri e ministri insoddisfatti dell‘operato di Tremonti, inviano periodicamente ad Arcore. Fatto sta che ieri il Cavaliere non l‘ha presa per nulla bene anche perchè Tremonti si è fatto accompagnare all‘incontro dai Bossi e Calderoli che hanno molto sponsorizzato l‘appuntamento.
L‘incontro, che ieri l‘altro a via Bellerio si dava per mezzogiorno, è slittato facendo ancor più innervosire Tremonti uscito dalla villa del premier scuro in volto. Difficile dire di “no” al Carroccio che ha di fatto preteso l‘armistizio. Ancor più difficile fare a meno del superministro con lo scudo fiscale in funzione, la Finanziaria di fine anno da approvare, la partita delle candidature ancora aperta e, soprattutto, la mancanza di alternative.
Infatti nelle tre ore di colloquio i ragionamenti del ministro di Economia sull‘esigenza di tener d‘occhio la spesa pubblica che cresce, le agenzie di rating e gli arcigni funzionari di Bruxelles e Francoforte, hanno convinto sino ad un certo punto il Cavaliere. “Non ho mai detto che bisogna sforare i parametri e i rapporti deficit-pil – ha incalzato il premier – ma se non riprendiamo in mano il programma per cui siamo stati votati, finisce male”.
Al centro di un fuoco amico, composto da quelli che Bossi definisce “i pasticcioni del Pdl”, Tremonti ha di fatto chiesto a Berlusconi una “copertura” pubblica e un ruolo da “vice” che, in un governo che non ne ha, assume un particolare significato anche nei rapporti con gli altri ministri. Sono infatti ormai troppi i ministri e i parlamentari del Pdl che hanno un conto in sospeso con Tremonti. In cima alla lista c‘è il ministro Fitto che nel giorno in cui ha ricevuto un avviso di garanzia, mentre discuteva di Mezzogiorno e Banca del Sud alla presenza dei capi di gabinetto, ha visto Tremonti incrociare i polsi a mò di manette.
Malgrado i tentativi di Bossi e Calderoli, non c‘è ancora la soluzione per comporre le richieste del Cavaliere con quelle del ministro, anche se ieri si è tornati a parlare di nuovo di riforma delle pensioni. In alto mare anche la scelta dei candidati al Nord. Bossi dà per scontato il Veneto alla Lega anche se Galan non intende mollare, ma in questi ultimi giorni Berlusconi ha rimesso la Lombardia sul piatto.