Einaudi, De Gasperi e la strada caprolatta
Luigi Einaudi, primo presidente della repubblica italiana, negli anni del suo settennato, dal 1948 al 1955, scelse la residenza di palazzo Farnese a Caprarola per trascorrere le ferie estive.
Il più recente tra i quotidiani locali stampati da notizia di prossime opportune iniziative culturali (mostre, concerti, approfondimenti) curati dalla studiosa professoressa Paolelli con la Sovrintendenza. Un evento importante al quale è stato interessato l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Sfogliando i numerosi libri di memorie di Giulio Andreotti, Caprarola ed il suo Palazzo vengono ricordati durante uno dei momenti più delicati della storia repubblicana, quella dell’ultimo e brevissimo governo, l’ottavo, di Alcide De Gasperi tra il luglio e l’agosto del 1953, subito dopo le elezioni in cui il premio di maggioranza proposto dalla Dc fu chiamato legge truffa dalle sinistre e dalle destre, quelle che, poi, con la seconda repubblica lo hanno adottato per la rappresentanza popolare in parlamento e nei comuni.
De Gasperi che aveva ricostruito l’Italia distrutta dalla guerra, facendola riammettere – paese sconfitto – nella comunità internazionale, promovendo con il tedesco Adenauer e il francese Schumann, pure loro dc, l’unione europea, non aveva più l’appoggio dei partiti laici e anche nel partito era pronta la successione con Fanfani. Un passaggio cruciale che necessitava di un governo forte e De Gasperi accettò di formarne uno solo per le insistenze del presidente Einaudi.
Così alle 19 del 15 luglio portò a Caprarola, dove Einaudi villeggiava, i decreti di nomina dei Ministri per la firma presidenziale.
Durante il viaggio, racconta Andreotti che l’accompagnava, era di buon umore e parlò delle sue visite in casa Longinotti a Ronciglione, dove s’incontrava con monsignor Montini ( il futuro Paolo VI), bresciano come il padrone di casa. Dopo la firma, la signora Ida, la moglie di Einaudi volle trattenerli a cena “nella tranquillità della loro piccola residenza”, ricavata in uno degli immobili del Palazzo.
Il Governo fu battuto alla camera tredici giorni dopo e DeGasperi tornò a Caprarola per le dimissioni. Con lui erano il segretario particolare Mino Cingolati e Andreotti, il quale racconta “traversando Ronciglione alcuni giovani lo salutarono con insolita effusione…è il saluto al gladiatore caduto, commentò De Gasperi”.
Rimasero a cena anche quella sera ma “in un clima di un certo imbarazzo per tutti…la signora Ida aveva gli occhi lucidi…”, una cena la cui parsimonia era proverbiale. A tavola, infatti, Einaudi non veniva meno al rigore dei veri banchieri e alla sobrietà della sua terra, il Piemonte. Scrisse di lui Indro Montanelli che in un pranzo ufficiale, al momento della frutta, tagliò in due la sua mela e ne offrì la metà al commensale perché non andasse sprecata.
Il primo Presidente della Repubblica – che era stato senatore del Regno ed aveva votato monarchia al referendum – da governatore della Banca d’Italia e ministro del bilancio aveva stabilizzato la lira, aperto al mercato internazionale il Paese e con De Gasperi, ricorda Guido Carli, “avevano ricostruito in pochi mesi una Costituzione economica mettendola al sicuro , al di fuori della discussione in Assemble costituente”.
Non dimenticava però le cose semplici. Si spiega così un altro ricordo legato alle visite a Caprarola, narrato sempre da Andreotti il quale ebbe l’incarico da De Gasperi di sollecitare al senatore Giuseppe Alberti, consigliere provinciale socialista di Viterbo, la sistemazione della strada di accesso alla residenza estiva presidenziale, forse come Einaudi stesso gli aveva chiesto.
Renzo Trappolini