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Politica - Berlusconi è pronto a iniziare, poi si affiderà al referendum

“Giustizia, acceleriamo la riforma”

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Silvio Berlusconi ha deciso di mettere mano alla giustizia a costo di modificare la Costituzione.

“Certo non è una cosa facile – ammette il premier da Sofia – ma non è che le rivoluzioni si possono fare in breve tempo. E’ il momento di dare nuove regole alla magistratura. Contro di me ci sono accuse portate avanti soltanto come pretesto come le altre cause che mi hanno fatto perché vogliono recare fastidio al nemico che considerano il principale ostacolo affinchè la sinistra possa avere la maggioranza del paese”.

Ma come pensa di agire Berlusconi? ”Non sono facili le scelte da seguire. Io per esempio sono per una riforma costituzionale. Vorrei una riforma radicale della giustizia a partire dalla separazione delle carriere dei magistrati e da una diversa funzione del Csm. Per farlo, sono pronto anche a ricorrere al refererendum”.

E l’opposizione? “Ho poche speranze che ci possa essere un dialogo visto anche il modo in cui si esprimono – dice il premier -. Serve una riforma che faccia del nostro paese una democrazia vera non soggetta al potere di un ordine che non ha legittimazione elettorale”.

Quelle a cui pensa il Cavaliere sono modifiche che hanno bisogno, per essere approvate, di due passaggi in Parlamento ed una maggioranza assoluta o di due terzi dei componenti, nella seconda votazione. Se i due terzi non sono raggiunti, c’è la possibilità di sottoporre a referendum del progetto. Ed è proprio questo l’iter che Berlusconi immagina. Visto che pare difficile ipotizzare un qualche tipo di accordo con l’opposizione.

“La Corte costituzionale subendo la pressione di certa parte della magistratura di sinistra ha abrogato quella norma votata del Parlamento – afferma il Cavaliere -. A questo punto si deve cambiare radicalmente. Non credo che si possa andare avanti perché dal momento in cui nel ’93 è stata abolita l’immunità dei parlamentari sono i giudici e non i cittadini che decidono chi può fare il parlamentare o meno e chi può continuare a governare il paese. Questo non credo faccia parte di una vera democrazia e sono fermamente intenzionato a cambiare le cose”.

Poi passa alla tv. “Una televisione pubblica pagata con i soldi di tutti non dovrebbe ripetere in televisione i processi che sono stati fatti o che sono ancora in corso nelle Aule giudiziarie – dice -. Comunque alla fine, siccome il vantaggio viene ancora a noi, se vogliono andare avanti in questo modo facciano pure. Il fatto è che andando avanti così ci saranno brutte sorprese per il bilancio della Rai perché il 50% degli italiani non pagherà più il canone”.

Infine torna sull’offesa a Rosy Bindi. “Mi dispiace per la Bindi. Era un momento di delusione. E’ stata una battuta di spirito abbastanza conosciuta e di largo consumo. Andate a vedere gli insulti che hanno fatto alle mie ministre che sono persone bravissime e assolutamente diverse da ciò che si vuol far pensare che siano”.

16 ottobre, 2009 - 11.51