Quando tutto cambiò in pochi giorni
Tra il 9 e il 10 novembre prossimi si celebra il ventennale di quella notte nella quale cadde il muro di Berlino. Per coloro, come me, che oggi si trovano tra i quaranta e i cinquanta anni di età, quel serpentone di cemento che divideva la più importante città tedesca era allora una sorta di dato naturale. Così come il fatto che Bonn fosse la capitale della Repubblica Federale Tedesca (la Germania ovest) e che la Ddr (la Germania est) avesse atlete invincibili.
Ed invece tutto è cambiato nel giro di pochi giorni. “Ben scavato vecchia talpa!” avrebbe forse detto il tedesco Karl Marx. Fatto sta che in poco tempo il mondo sembrò capovolgersi e persino gli atlanti geografici dovettero inseguire il frantumarsi dell’Urss, della Jugoslavia, della Cecoslovacchia.
Nell’altro emisfero, nel febbraio del ’90, dopo 26 anni, Nelson Mandela lasciava le carceri sudafricane e l’apartheid veniva superato democraticamente. Pochi mesi prima a Pechino il giovane con le buste della spesa, impedendo alla colonna di carri armati l’accesso a piazza Tien An Men, aveva rappresentato plasticamente il fatto che ciascuno, nel suo semplice esistere, partecipare e (possibilmente) essere ripreso dalle telecamere, faceva parte di una Grande Narrazione.
Che emozioni! In quei giorni, in quei mesi, la Storia (con la esse maiuscola) pareva passarci dentro, soffiare dentro le nostre case il vento del cambiamento. Un vento caldo, piacevole, al quale aprire le finestre. In fondo fu anche per quel vento che il sistema dei partiti della prima repubblica poté crollare sotto l’incalzare delle inchieste giudiziarie e della Lega: l’Italia non serviva più nel suo ruolo strategico di argine al paventato espansionismo comunista.
In questi giorni, invece, il vento che molti di noi avvertono è freddo, ci spinge a chiudere porte e finestre delle nostre case ed a spiare il mondo dal buco della serratura dello schermo televisivo.
Qualche giorno fa Helmut Kohl in carrozzella, George Bush senior col bastone ed un più arzillo Mikhail Gorbaciov hanno ricordato insieme, in una cerimonia, quei momenti di vent’anni fa. Quando la cronaca divenne Storia sotto i nostri stessi occhi.
Oggi Berlino è la capitale della Germania e le atlete tedesche non sono poi così invincibili, ma le emozioni collettive sono molto, molto più banali di vent’anni fa.
Valerio De Nardo