Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
I giornali che contano nel mondo

Guerra in Afghanistan, due pesi e due misure

</p>

“Due messaggi per due fazioni”.

Apre così l’edizione on line del New York Times di questa mattina, 2 dicembre. Guerra in Afghanistan in primo piano con l’annuncio alla nazione di Barack Obama in cui il presidente ha detto di aver individuato una strategia per porre fine alla guerra che ormai dura da otto anni.

Il presidente degli Usa, secondo quanto si legge nell’articolo, sarebbe però al centro di numerose polemiche per la sua eccessiva diplomazia. Con i suoi discorsi, infatti, Obama starebbe cercando di accontentare sia la parte a favore della guerra, assicurando l’impegno militare con l’invio di più truppe.

E allo stesso tempo starebbe ricercando il favore della parte contraria alla guerra, dichiarando che l’invio di truppe risulta necessario solo per avviare a conclusione l’annoso conflitto.

Nell’articolo si legge che il comportamento del presidente degli Usa sarebbe ancora più ambiguo perché le sue parole richiamerebbero quelle del suo predecessore politico, George W. Bush, quando dice di voler riaffermare l’autorità morale dell’America nel mondo.
Ma Obama sembra andare contro quasta posizione quando afferma che il paese non ha alcun interesse nella lotta contro una guerra senza fine.


L’edizione online del quotidiano spagnolo El Pais apre il giornale con la questione dell’occupazione e l’annuncio del primo ministro Zapatero della convocazione dei sindacati e datori di lavoro, prevista per il primo trimestre del 2010, con lo scopo di stabilire i vari aspetti del mercato del lavoro.
La riforma, secondo quanto riporta l’articolo, sarà incentrata sulla riduzione degli indennizzi per il licenziamento e l’esclusione delle controversie in materia di controllo giudiziario.
Ma ad essere modificato non sarà solo l’ambito del lavoro. Zapatero ha annunciato riforme anche per il sistema giudiziario e per quello finanziario.


La notizia è riportata dall’edizione odierna del quotidiano francese online Le Monde.
Il progetto di legge contro il riscaldamento climatico proposto dal governo australiano è stato rigettato questa mattina dal senato. E non è la prima volta.
Già ad agosto il piano era stato bocciato.
Il vice primo ministro Julia Gillard, comunque, non demorde e ha già annunciato che il disegno di legge sarà presentato nuovamente a febbraio 2010.
“Questo è uno dei continenti più caldi e secchi sulla Terra – ha dichiarato Gillard -. Saremo colpiti in modo particolarmente forte dal cambiamento climatico”.
L’Australia, effettivamente, è il primo paese nella classifica delle emissioni di gas serra per abitanti. Il governo si è fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni dal 5 al 25% da qui al 2020, rispetto al livello del 2002. Lo stesso piano clima, più volte respinto, va proprio in questa direzione.


La chiamano il Ghandi del Sahara, per la forza con la quale ha portato avanti numerose lotte per la difesa dei diritti umani.
Ora, Aminatou Haidar, la militante indipendentista espulsa dal Marocco il 13 dicembre scorso, inizia la sua terza settimana di sciopero della fame per reclamare il suo diritto di tornare nel Sahara occidentale.
La notizia è riportata dal quotidiano online Afrik.com.
Questa è solo l’ultima delle tante battaglie portate avanti dall’attivista.
Nel giugno 2005 fu incarcerata nella “Prigione nera” di El Aaiún, dopo essere stata arrestata in ospedale, dove era ricoverata a causa delle lesioni inflitte dalla polizia durante l’Intifada non violenta per l’indipendenza. Nel corso dell’interrogatorio fu torturata a lungo.
Amnesty International, che all’epoca espresse una forte preoccupazione sulla situazione dei prigionieri Saharawi in Marocco e nei territori occupati del Sahara Occidentale, si interessò al suo caso.
Pochi mesi dopo, Aminatou Haidar fu condannata nuovamente alla prigione, da una corte marocchina a El-Aaiún.
Amnesty International inviò un osservatore ad assistere al processo, confermando che Aminatou Haidar e gli altri processati godevano dello status di prigioniero di coscienza. Partì una campagna internazionale per il rilascio di Aminatou Haidar a più livelli, compreso il Parlamento Europeo, che richiese il suo rilascio immediato nell’ottobre.
Per il suo impegno ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio coraggio civico 2009.
2 dicembre, 2009 - 11.42