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Il mondo visto dalla Cina -Giacomo De Angelis da Pechino

La festa delle lanterne

Tutto in una luna. Dalla prima alla quarta fase della prima luna del calendario agricolo, si consuma la celebrazione più importante di tutta la Cina.Dalla Festa della Primavera, il capodanno lunare, alla Festa delle Lanterne, il plenilunio, la conclusione dei festeggiamenti; per tutti noi occidentali, semplicemente, il capodanno cinese. Topo, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane e maiale, questi sono i dodici segni dello zodiaco cinese.

Lo zodiaco cinese ha origini antichissime ed era praticato ben prima della nascita della civiltà egizia, grazie ad astrologi e geomanti. Ogni anno di questo ciclo dodicesimale cade sotto un segno che corrisponde ad un animale diverso. Si crede che il segno sotto cui cade la propria data di nascita, determini il proprio destino e anche la personalità.

La leggenda narra che Buddha chiamò al suo cospetto tutti gli animali del suo regno, ma che solo dodici di essi si presentarono. Grato per il loro impegno, egli decise di chiamare gli anni successivi con i nomi di quegli animali, in ordine di arrivo, in modo che le caratteristiche di ognuno fossero trasmesse ai nati in quegli anni. Il 2010 è l’anno della tigre.

Le esplosioni dei petardi, urla di gioia, i fuochi artificiali e sorrisi colorati nella notte, sono i segni di allegria di tutti i cinesi, estensione di certi sentimenti uguali a tutti gli uomini. Emozioni libere di volare spensieratamente tra i grattaceli, di camminare tra i miscellanei odori dei vicoli e dei sobborghi, di prostrarsi davanti le effigi buddhiste, daoiste, confuciane o pagane, anche perché, ormai, tutto si confonde.

Tra i sorrisi sinceri dei bambini che scimmiottano gli adulti e gli sguardi tenui di vecchi raggrinziti, ponti temporali tra tradizione e modernità, si accendono le antiche vie, sui banchetti improvvisati appaiono giochi, cibi e usanze uguali da secoli, la Cina vive. Non quella di certi chairman, solo progresso e niente tradizioni, ma quella che nello spazio di sole due settimane risorge tra il turbinio della modernità, ancora una volta piena di tradizioni e storia, ancora una volta rispettosa della propria identità storica e culturale, ancora una volta espressa da chi realmente fa la nazione, il popolo.

È bello osservare questa nazione in tale circostanza, un universo che all’unisono, dalle origini fino alle più sperdute minoranze etniche, festeggia questa ricorrenza. Tutti legati più o meno dagli stessi lineamenti, dalla stessa gioia, dallo stesso periodo di ferie. Proprio così, tutti sono in ferie e soprattutto i creatori materiali della Cina moderna.

Ogni sfinito operaio, a cui la Cina dovrà riconoscenza eterna, come le mani di coloro che costruirono con il loro sangue la grande muraglia per proteggere un sangue ritenuto migliore, ritorna ai propri luoghi d’origine, campagne, montagne, vallate e posti remoti disseminati in tutta la Cina.

In questi luoghi le famiglie attendono, attendono il ritorno di chi ha lasciato la campagna per farsi operaio nella grande città, padri, mariti, fratelli, uomini da cento euro al mese, uomini che fanno file interminabili per comprare biglietti economici di semplici ma efficienti treni, veicoli che in venti, trenta, quaranta, cinquanta ore li porteranno a condividere qualche giorno di spensierata festa, spesso gli unici in un anno di lavoro.

Ma poiché sono gli unici, la malinconia è bandita, si ride, si beve, le mogli cucinano anche oltre le proprie possibilità economiche, i bambini, uguali in tutto il mondo, giocano spensierati e i vecchi tra una sigaretta e l’altra, tra un rimprovero e un proverbio, tra un sorriso e un ricordo, diventano l’indice di questa nazione.

Un indice che prevede mille voci in nome dei sentimenti, della devozione, della religiosità, della pietà filiale, del paganesimo e del consumismo, proprio così il consumismo! Perché se da un lato ci sono le tradizioni secolari, le tradizioni contadine, le tradizioni dei vicoli, le tradizioni dei poveri o meno abbienti, dall’altro ci sono i ricchi, pochi quelli saggi e molti fatti della solita pappa uguale in tutto il mondo.

Gli spreconi, gli egoisti, i banali, gli ignoranti, gli stupidi, un ricco stupido rimane pur sempre stupido e alla faccia di chi non ha nulla cena in lussuosi ristoranti e viaggia nella sua jeep alla moda tra i vicoli sporchi alzando, da sudice pozzanghere, spruzzi che sporcano volti già sporchi, i quali anche in questa situazione non disdegnano di sorridere.

Questa è la Festa di Primavera! Tutti sono eguali, tutti sono felici e tutto passa in secondo piano. La vita è così, è come l’arte della calligrafia cinese, parte da regole fisse per dissolversi nella spontaneità del gesto in risonanza con il proprio cuore e l’universo. I cinesi erano così, i cinesi sono così per due settimane.

…ormai la luna è piena. È la Festa delle Lanterne, il giorno che conclude questa ricorrenza. 

Sopra ogni lanterna rossa, simile ad un cuore che pulsa, c’è scritto un carattere in neretto, anche questa è una tradizione.

Ogni cinese cerca la propria lanterna la tocca, prega, spera e poi ci fa una foto insieme. Laobaixing, i cento vecchi cognomi che nella lingua cinese rappresentano il popolo. Tutto ritorna, tutto è appeso, tutto vibra, tutto è rosso, tutto sta per finire, tutto sta per tornare alla quotidianità.

Giacomo De Angelis

17 febbraio, 2010 - 17.53