“Per catturare Riina si usò Provenzano”
“Mio padre mi disse di avere informato i carabinieri che se si voleva catturare Riina si doveva utilizzare Provenzano”.
Lo ha dichiarato Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, durante il processo, per favoreggiamento alla mafia, al generale dei carabinieri Mario Mori.
Il super testimone ha raccontato che dopo la strage in cui venne ucciso il giudice Borsellino la trattativa, intrapresa con i carabinieri del Ros dopo l’eccidio di Falcone, cambiò interlocutori e oggetto.
“L’uccisione di Borsellino – ha spiegato Ciancimino – convinse mio padre che con Riina non si poteva trattare. A quel punto decise di riprendere i contatti con i carabinieri, prima mirati a ottenere la resa dei latitanti di mafia, e a spostare l’oggetto dell’accordo sull’arresto di Riina”.
Per Ciancimino il padre avvertì Mori, all’epoca vice comandate del Ros, che l’obiettivo dell’arresto del padrino di Corleone si poteva raggiungere solo col contributo di Provenzano che è diventato l’elemento chiave di quella che il testimone indica come la seconda fase della trattativa.
“I carabinieri – ha specificato in aula – non ipotizzarono nemmeno la cattura di Provenzano, perché sapevano che grazie a lui sarebbero arrivato all’arresto di Riina”.