Matrimoni gay, la parola alla Consulta
La Consulta è chiamata da oggi a decidere sulla costituzionalità del rifiuto dei Comuni a celebrare matrimoni tra coppie omosessuali.
La vicenda che nell’udienza di stamattina hanno preso in esame i giudici costituzionali è quella di due coppie di Venezia e Trento, assistite dall’associazione radicale “Certi Diritti” e dalla Rete Lenford, avvocatura per i diritti lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).
Circa un anno fa una coppia di omosessuali ha presentato al Comune di Venezia, dove risiede, la richiesta di pubblicazioni per procedere al matrimonio, ricevendo in risposta un secco “no” per la “ritenuta estraneità all’ordine giuridico italiano dell’istituto del matrimonio tra persone dello stesso sesso”.
La coppia ha preso la strada del tribunale, dove i giudici, primi in Italia, hanno sollevato la questione davanti alla Corte costituzionale.
“Quel rifiuto – hanno scritto i giudici nel provvedimento di rinvio alla Consulta – non ha alcuna giustificazione razionale, ma si tratta di una norma implicita nel nostro sistema che esclude gli omosessuali dal diritto di contrarre matrimonio con persone dello stesso sesso”. In questo modo sarebbero stati violati, secondo il tribunale, molti principi costituzionali, primi fra tutti gli articoli 2 (diritti fondamentali dell’uomo) e 3 (uguaglianza).
Dopo la discussione in udienza pubblica questa mattina, i giudici si riuniranno in camera di consiglio, ma fonti giudiziarie riferiscono che i tempi del giudizio non saranno brevi.