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Funerali dell'operaio morto a Torrevaldaliga -La famiglia Capitani chiede giustizia

“Addio Sergio, eri il nostro cucciolo”

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“Nel 2010 non si può morire ancora sul posto di lavoro”.

Sono le parole disperate e commosse di un parente di Sergio Capitani, l’operaio morto sabato scorso nella centrale di Civitavecchia di Torre Valdaliga.

Stamattina nell’affollatissima chiesa di San Francesco si sono celebrati i funerali dell’operaio che ha perso la vita la vigilia di Pasqua. Parenti, amici e semplici conoscenti si sono stretti attorno alla bara per dargli l’ultimo saluto.

“Sergio era un ragazzo buono – continua il parente nel suo discorso fatto alla fine del funerale -. Era orgoglioso della sua famiglia. Il nostro cucciolo. L’unico che riusciva a mantenere salde le tradizioni. Ricordo con affetto quanto amava prendersi cura della terra e vederci tutti riuniti nelle occasioni di festa.

Amava anche il suo lavoro. Ne era orgoglioso. La sua famiglia adesso è vicina agli operai e vuole fermamente che vengano individuati i responsabili della tragedia. Ringrazio tutti coloro che ci sono vicini. Non ci aspettavamo tanto affetto”.

La messa è stata celebrata dall’amministratore apostolico della diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, Gino Reali, che ha insistito sull’importanza della sicurezza sul lavoro. “La sicurezza è una priorità inderogabile – ha detto Reali -. La morte di Sergio è stata ingiusta, ma la Vergine Maria quel giorno era lì, sul luogo dell’incidente e non ha abbandonato Sergio”.

Ai funerali, accanto ai parenti e alla fidanzata di Sergio, hanno partecipato la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della provincia di Viterbo Marcello Meroi, il sindaco di Tarquinia Mazzola e quello di Civitavecchia, Moscherini. Con loro anche Giuseppe Parroncini, Ugo Sposetti, Alessandro Mazzoli e la segretaria provinciale di Cgil Miranda Perinelli.

La bara all’uscita dalla chiesa è stata accolta da un lungo applauso, L’ultimo, caloroso, addio a Sergio.

10 aprile, 2010 - 15.51