Zapatero salvo per un voto
Zapatero salvo per un solo voto in parlamento.
Parte dell’opposizione si è astenuta dalla votazione della manovra anticrisi da 15 miliardi, evitando una possibile caduta del governo.
Ma l’opposizione chiede ora apertamente le sue dimissioni e scommette su una caduta dell’esecutivo a fine anno, quando il governo socialista minoritario dovrà cercare di fare approvare il Dpef per il 2011.
Oggi alla Camera Zapatero è stato lasciato solo dal partito nazionalista basco Pnv, che negli ultimi due anni è stato la “stampella” dei socialisti al momento del voto del bilancio dello stato.
Il Pnv ha votato con il Partido Popular di Mariano Rajoy contro la manovra bis – tagli per 15 miliardi nel 2010 e nel 2011, dopo i 50 miliardi su tre anni annunciati in febbraio – e Zapatero si è salvato solo per la decisione dei nazionalisti catalani di Ciu di astenersi per “senso di responsabilita”. Ma anche Ciu ora prevede la caduta a fine anno di uno Zapatero rimasto solo in parlamento, ed elezioni anticipate.
Dai banchi di tutta l’opposizione, di destra e di sinistra, è stata una tempesta di critiche al governo socialista, accusato di “incompetenza” e “improvvisazione”, e al premier. Il leader del Pp Rajoy lo ha definito “il principale problema dell’economia del paese” invitandolo a andarsene.
L’ultima manovra, con duri tagli sociali, varata la settimana scorsa dal governo sotto la pressione dei mercati e dei partner europei, è stato il colpo di grazia per la popolarità del premier spagnolo. Prevede una diminuzione del 5% in media degli stipendi degli statali, in sciopero l’8 giugno, il congelamento delle pensioni, tagli pesanti alla spesa sociale e agli investimenti pubblici. Ancora pochi giorni prima di annunciare il nuovo giro di vite il premier aveva escluso di toccare statali, pensioni e spesa sociale.