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L'angolo della psicologia

Un aiuto per uscire dal panico

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“Conoscere le nostre paure è il miglior modo per occuparsi delle paure altrui”. (Carl Gustav Jung)

Per molto tempo si è pensato che l’aiuto psicologico fosse, esclusivamente, una richiesta finalizzata alla diagnosi e alla risoluzione di svariate patologie. Ancora oggi, per questi motivi, rivolgersi allo psicologo può rappresentare causa d’imbarazzo.

Psicologia/pazzia è il vecchio luogo comune al quale ancora molte persone sono ancorate.

In realtà la psicologia abbraccia un campo così vasto da esprimere un valido supporto per molteplici situazioni: in primis il miglioramento della propria qualità della vita.

In questo senso la psicologia si offre come valido strumento al servizio della salute promuovendo le possibilità di sfruttare al meglio le proprie capacità che, imbrigliate da dinamiche relazionali sbagliate, potrebbero rimanere a lungo, o per sempre, latenti.

Si pensi a quanto potrebbe essere utile comprendere meglio i propri limiti, dare risposte adeguate alle varie situazioni che si presentano, oppure quanto all’importanza di rafforzare il proprio “sistema immunitario psicologico” elevando la soglia di rischio alla depressione, alle nevrosi, oppure semplicemente alla tristezza.

Ci sono alcuni momenti della vita – specialmente di perdita, di morte, di dolore – dove è indispensabile il bisogno degli altri per poter affrontare la situazione. Lutti, divorzi, separazioni, nascita di un bambino con handicap, difficoltà temporanee dell’apprendimento scolastico, sono solo alcuni esempi di dolori che ognuno di noi può sperimentare in qualsiasi momento del proprio ciclo vitale.

Per dare aiuto, psicologico, a queste situazioni è stata messa a punto una speciale tecnica che si discosta dalle tradizionali psicoterapie: il Counseling, dall’inglese consultazione.

La caratteristica prioritaria di questa tecnica è l’urgenza. Nasce per dare aiuto a conflitti intollerabili, a momenti di grande disperazione e panico del paziente che ha necessità di essere aiutato.

“Nelle vacanze del 1889 Freud racconta l’incontro con una donna, Caterina, mentre stava contemplando il panorama in cima ad una montagna. Caterina aveva un urgente bisogno d’aiuto.

Tale aiuto fu richiesto nel momento in cui il “papà” della psicoanalisi non pensava minimamente ad una tale richiesta. Il Counseling ha una caratteristica inconfondibile: nasce dalla motivazione del paziente; il 60/70% di ciò che sottende l’incontro di Counseling con i pazienti ha a che fare con la loro motivazione.

Non derubare mai i pazienti della loro motivazione!” Pensate a genitori che danno consigli ai propri figli: se questi non hanno la giusta motivazione ad averli, più i genitori insisteranno e più i figli attiveranno comportamenti opposti.

Il Counseling ha una struttura e parametri tecnici ben definiti: tre o al massimo quattro sedute di cinquanta minuti. Deve essere fatto vis a vis (faccia a faccia), ed è importante che il paziente sappia della rigidità della durata. Il posto deve essere sempre lo stesso, anche quando è strutturato in ambito scolastico.

Una novità rispetto a tutti gli altri tipi di terapie è la disponibilità telefonica che il terapeuta offre, di solito due volte la settimana. Anche in questo caso il motivo è dettato dall’urgenza e serve a creare uno spazio tra una seduta e l’altra.

Il Counseling è un processo che non si esaurisce nella seduta si potrà chiamare il terapeuta telefonicamente durante la settimana tra una seduta e l’altra allo scopo di avere un riferimento sicuro per un ulteriore aiuto a superare la condizione di panico.

La disponibilità del terapeuta deve essere totale. Togliere il paziente dal panico, può essere determinante, ha la valenza della mano del soccorritore che afferra chi, stando per precipitare, ha bisogno d’aiuto. Essendo praticabile anche nelle istituzioni, oltre alle già citate scuole, la diagnostica del Counseling è racchiusa in questi tre quesiti. Chi è che manda il paziente. Perché lo manda. Perché adesso e non prima.

Il primo quesito è importante per andare alle motivazioni. Di chi sono? Del paziente che ha motivato qualcuno per mandarlo o, per esempio, della direttrice di una scuola che è più motivata dell’allievo?

“Perché adesso e non prima”, rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Continuando con la metafora, l’interesse non è la goccia, occorre cogliere l’aspetto psicodinamico e chiedersi perché il bicchiere non ha più la capacità di contenere i problemi.

Da un punto di vista clinico la riflessione potrebbe essere la seguente: se un bicchiere trabocca, in termini psicologici, significa che l’Io non ce la fa più ad affrontare i problemi e occorre capire il perché. Andare alle vere motivazioni del disagio è il primo passo per provare ad eliminarlo.

26 luglio, 2010 - 18.30