Caso Fini, non ci fu truffa
Casa a Montecarlo, la procura chiede l’archiviazione.
Non ci fu truffa, secondo i pm titolari dell’inchiesta sulla casa a Montecarlo di Fini.
Per questo il procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara e l’aggiunto Pierfilippo Laviani hanno chiesto l’archiviazione del caso, parlando di “insussistenza di azioni fraudolente, giacché nessun artifizio o raggiro si rilevava nella condotta di alienazione dell’immobile”.
Che Fini era stato indagato dalla procura romana, si è saputo soltanto ieri. L’ipotesi di reato, per lui e per l’ex tesoriere di An Francesco Pontone, era truffa aggravata.
Furono proprio Fini e Pontone, infatti, nel 2008, a vendere l’immobile alla società offshore caraibica Printemps Ltd per 300mila euro.
Secondo la magistratura, è acclarato che la vendita avvenne sotto costo. Ma, a detta dei pm, di eventuali doglianze sul prezzo troppo basso si potrà discutere in sede civile.
Inoltre, anche se l’immobile fosse stato venduto a prezzo di saldo, non si potrebbe comunque contestare né a Fini né a Pontone la truffa aggravata. Il nostro ordinamento, infatti, non prevede l’estensione di tale reato ai responsabili di un’associazione non riconosciuta come partito politico.
Se invece la casa fosse appartenuta a un’azienda, il discorso sarebbe stato diverso. In questo caso, sarebbe stato violato l’articolo 2634 del codice civile, che prevede il reato di truffa a carico degli amministratori che rechino danno all’azienda. Una situazione ben diversa da quella di Fini che, vendendo la casa a prezzo stracciato, avrebbe danneggiato solo sé stesso.
E’ attesa, ora, la risposta del giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere se accogliere o respingere la richiesta dei pm.