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Oltre sette milioni di telespettatori per Vieni via con me

Saviano racconta la macchina del fango

<p>Roberto Saviano</p>

Roberto Saviano

Saviano racconta l’Italia della macchina del fango.

E’ partito ieri sera “Vieni via con me”, il programma condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, con ascolti che non potevano essere che record.

Sette milioni e 600mila telespettatori hanno seguito la puntata d’esordio, in prima serata su Rai3. Uno share pari al 25,48 per cento, contro il 20 per cento del Grande Fratello 11 (quattro milioni di telespettatori).

La trasmissione si è aperta con una serie di liste: la lista dei lavori che una studentessa ha fatto per pagarsi l’università, quella degli appellativi usati per definire gli omosessuali, letta dal leader Sel Nichi Vendola e molte altre.

Per poi continuare con il monologo di Saviano sulla “macchina del fango”. Quel meccanismo trita-democrazia che scatta ogni volta che ci si mette contro certi poteri e contro questo governo. L’attacco della macchina del fango, ha spiegato Saviano, “parte da fatti minuscoli della tua vita privata usati contro di te”. Con un unico obiettivo: dire che “siamo tutti uguali, che abbiamo tutti le unghie sporche”. Quando, invece, “la forza della democrazia è la molteplicità”.

Una parabola dell’Italia attuale vista con gli occhi di chi, come Saviano, gli attacchi della macchina del fango li ha sperimentati sulla propria pelle e li riconosce a naso. Una storia di delegittimazione tutta italiana in cui il meccanismo è sempre lo stesso, cambiano solo i protagonisti. E’ toccato a Fini, dice Saviano. A Boffo. E, soprattutto, a Giovanni Falcone. L’unico che né la mafia, né la gente comune, né l’invidia altrui, è riuscita a fermare con il fango.

Poi arriva Benigni. Travolgente come sempre. Con un monologo-fiume su Ruby e le nuove tattiche della mafia che, oggi, anziché farti saltare in aria, si vendica con le escort. “Mafiosi schifosi – ha detto il comico toscano – vendicatevi con me mandatemi due brasiliane”.

Infine, dopo aver invitato Berlusconi a dimettersi e avergli dedicato una canzone (E’ tutto mio), ha rivolto un appello a “Sandokan” per la vita di Saviano, invitando il boss a “rispondere a Gomorra con un altro libro”, parafrasando Sergio Leone: “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con la biro, quello con la pistola è un uomo morto”.

Il programma è poi proseguito con un altro ospite d’eccezione: il direttore d’orchestra Claudio Abbado e con un monologo di Saviano sull’unità d’Italia, che è anche una risposta al federalismo leghista.

“Il tricolore – ha detto lo scrittore avvolto in una bandiera italiana – rappresenta il sogno di poter costruire un paese che emancipasse gli italiani dalle ingiustizie, che li emancipasse dal dolore. La Costituzione è unica: unica lingua e unico sangue come nel sogno di federalismo solidale di Carlo Cattaneo. La Lega sostiene che un’Italia non unita possa essere più forte, ma non è così. Dividere l’Italia è un’idiozia“.

9 novembre, 2010 - 12.50