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Autobus Gt Viterbo-Orte - Mattioli replica

Io ho il diritto di scegliere…

di Francesco Mattioli
<p>Francesco Mattioli</p>

Francesco Mattioli

- Ringrazio Gabriele Pillon per l’utile precisazione. Ma non cambia la questione, anzi contribuisce a renderla più allarmante. Perché, se è vero che in teoria – pur espletando un servizio pubblico – il Cotral potrebbe sospendere il servizio nelle tratte considerate non remunerative, è chiaro che dovremmo persino ringraziare l’azienda, anche quando ci fa viaggiare su bus bestiame.E questo è, come minimo, immorale.

Nell’espletare un pubblico servizio il privato deve ottenere una concessione, o comunque un autorizzazione: ma sarebbe folle pensareche lo Stato la neghi, e non si avvalga dei privati, mentre non riesce ad esplicare le sue funzioni istituzionali.

Questo accade in lungo e in largo per l’Italia, nella sanità, nella scuola e nelle infrastrutture: e dico, per fortuna.

Se c’è spazio per il privato, ripeto, è perché è spazio lasciato libero dal pubblico in termini di quantità e qualità.

Senza contare che anche quando c’è tanta qualità nei servi pubblici – e ce ne è: nella sanità, nella scuola, nell’università, nelle ferrovie – il privato svolge un ruolo di completamento dell’offerta.

I collegamenti pubblici fra Orte e Viterbo sono insufficienti? Si accomodi chi si può affiancare al pubblico per migliorare
la situazione.

Il mio sogno? Quello di una azienda pubblica che, proprio perché esplica un servizio pubblico,rispetti i passeggeri e rispetti il contratto con i passeggeri, facendoli viaggiare in orari adeguati, in condizioni di comfort e, soprattutto di sicurezza.

Al buon Pillon voglio narrare un aneddoto: durante un viaggio su un bus Cotral salgono i controllori e, giustamente, esigono dai passeggeri il rispetto del contratto, cioè chiedono di visionare il biglietto; quando faccio loro notare che l’azienda non rispetta il contratto, perché il bus viaggia con un finestrino rotto e un sedile che si rovescia, cioè in condizioni di insicurezza, rispondono che o si viaggia così o si dovrebbe fermare il bus e far saltare la corsa.

Ha capito, Pillon, il “ricatto”? O mangiate questa minestra o saltate dalla finestra (anzi, dal finestrino…): io azienda esigo che tu abbia il biglietto in ordine, ma non mi curo di essere in ordine io stessa, perché tanto ho il coltello dalla parte del manico. E guardi che le vittime non sono vip: sono pendolari, anziani,immigrati, studenti, gente che senza quel bus non può lavorare, studiare, spostarsi e quindi deve soggiacere al “ricatto”…

E questo è solo uno di tanti aneddoti, in quarant’anni di pendolarismo.
Non sarà una logica da pizzeria, ma a me sembra peggio: una logica autoritaria, irresponsabile, corporativa – mi consenta anche un accenno di ideologia-: una logica statalista e fascista.

E poi, sa, se la pizza è cattiva, io almeno posso scegliere un’altra pizzeria… ma qui?

Francesco Mattioli

1 febbraio, 2011 - 17.54