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Il Nobel per la Fisica Carlo Rubbia dice no al nucleare

“Puntiamo sulle rinnovabili”

<p>Carlo Rubbia</p>

Carlo Rubbia

Stop al nucleare. Puntiamo sulle rinnovabili.
Non ha dubbi Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, intervistato dal direttore del Tg3 Bianca Berlinguer, ieri sera.

Lo scienziato ha deciso di schierarsi in favore delle energie rinnovabili, e in particolare sul solare, invitando le autorità e la gente a riflettere e a fare un passo indietro.

Rubbia dice basta al nucleare, perché secondo lui ci si trova di fronte a una situazione fuori controllo e inaccettabile, che ha colto di sorpresa anche i giapponesi, grandi esperti di tecnologia.

Quanto è grave la situazione in Giappone? – chiede la Berlinguer – Possiamo fidarci delle informazioni che arrivano dal Governo o, secondo lei, non ci stanno dicendo la verità?
“La situazione del Giappone non è molto chiara – esordisce Rubbia -. Le informazioni che riceviamo sono abbastanza limitate e non abbiamo un’idea di quello che sta accadendo, ma dobbiamo renderci conto che si tratta, comunque, di un rischio considerevole.

Nella scala degli incidenti nucleari, Fukushima si piazza al grado sei. Cernobyl era di grado sette. Poi non sappiamo le condizioni in cui questa gente deve operare. Dobbiamo comunque essere grati a queste persone che stanno combattendo una battaglia terribile e cioè quella di sopravvivere di fronte a una situazione inaspettata e difficile”.

La Francia – continua Bianca Berlinguer – dice oggi che alla fine l’impatto di questo disastro potrebbe essere superiore a quello di Cernobyl. Condivide o è troppo presto per fare una previsione?
“Sempre alla luce delle informazioni limitate di cui disponiamo, posso dire che Cernobyl è stato un fenomeno diverso, un’esplosione. Qui abbiamo invece un Three Mile Island defect, in cui il combustibile pur essendo spento, continua a produrre calore che, a sua volta, produce un riscaldamento che diventa incontrollabile.

Sappiamo che la quantità di radiazioni che uno riceve si misura in sieverts – spiega -. Le quantità che noi utilizziamo sono in millisieverts. Ora il 50 per cento di mortalità è dovuto a 2,5 sieverts che danno dunque la possibilità del 50 per cento di morire.

In questi reattori la quantità di radiazioni è di dieci miliardi di sieverts, quindi c’è una quantità infinita all’interno dei recipienti. Il problema è quale quantità di radiazione potrà e dovrà sfuggire al controllo della situazione stessa. C’è un problema di grande incertezza”.

Secondo lei, la fusione anche parziale del nucleo potrebbe essere iniziata o no?
“L’oggetto è andato fuori controllo e le temperature sono elevatissime. Sappiamo che si è prodotto una grande quantità di idrogeno e ossigeno, che si scompongono naturalmente dall’acqua del reattore quando le temperature superano migliaia di gradi. Ci troviamo di fronte a una miscela esplosiva di idrogeno e ossigeno all’interno del reattore.

Al fine di liberare questa pressione, si è fatto uscire una quantità di radiazioni con le due sostanze che costituiscono appunto una miscela esplosiva. E l’esplosione che abbiamo constatato in questi reattori è dovuta al fatto che, nel processo di espulsione delle sostanze radioattive, c’è stata anche l’accensione dell’idrogeno con la conseguente distruzione del sistema esterno di protezione”.

E’ stato detto, in questi giorni, che con le centrali di terza generazione, ancora non costruite, i rischi e i danni sarebbero stati più limitati. E’ vero?
“Oggi ci troviamo di fronte a una grande sorpresa. I Giapponesi sono i migliori tecnici a livello mondiale nella costruzione di centrali nucleari. Centrali impeccabili. E il fatto di trovarci di fronte a questa sorpresa da parte di gente così ben preparata, ci fa capire che qualcosa in realtà non ha funzionato. Dobbiamo fermarci e riflettere per capire quali misure prendere per evitare situazioni di questo genere.

Ci troviamo di fronte a una caso che ha pochissime probabilità di avvenire, ma che quando avviene produce un disastro sostanziale e considerevole. E questo è un fatto che deve essere compreso da tutta la comunità del nucleare, inclusa quella francese e del resto del mondo”.

Quindi lei dice di fermarci a riflettere e di non andare avanti per ora…
“Considerando che parliamo di un nucleare che funzionerà tra dieci o venti anni e abbiamo il tempo per riflettere. Ora è importante riflettere sull’effetto sorpresa perché quella di oggi è una situazione fuori controllo e inaccettabile.

Spetterà al governo e alla gente decidere cosa fare con il nucleare, ma dobbiamo pensare che, oggi, le energie rinnovabili sono un’alternativa che è utilizzata. Quindi, dovremo aprire la strada a nuove possibilità.

Certamente non c’è più uranio di quanto c’è carbone e petrolio, mentre il solare è qualcosa che ci appartiene e che è per sempre. Credo che nella nostra riflessione dobbiamo valutare se abbiamo investito abbastanza sulle rinnovabili”.


17 marzo, 2011 - 15.54