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Palazzo Chigi ha deciso di andare oltre la moratoria di due anni stabilendo lo stop - Salta il referendum

Nucleare, il governo fa retromarcia

<p> Stefania Prestigiacomo</p>

Stefania Prestigiacomo

Nucleare, il governo fa retromarcia.

Il governo ha deciso di soprassedere sul programma nucleare, inserendo nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all’esame dell’aula del Senato, l’abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.

Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare – si legge nel provvedimento che sarà votato oggi al Senato -, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare“.

Una scelta che avrà l’effetto di far decadere il quesito referendario che doveva essere votato il 13 e 13 giugno per l’abrogazione della legge con cui si apriva la strada al ritorno dell’energia atomica in Italia.

Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha, comunque affermato che la ricerca sul nucleare “deve andare avanti” anche se l’Italia ha deciso di sospendere il suo ingresso nella produzione di energia

Esulta, invece, l’opposizione. “Il governo scappa dalle sue stesse decisioni- ha affermato il segretario del Pd Pierluigi Bersani -. E’ una vittoria nostra di chi, ben prima del Giappone, ha messo in luce l’assurdità del piano del governo”.
Sembra che la scelta di cambiare del tutto il piano energetico sarebbe stata dettata da alcuni dati di un sondaggio realizzato la scorsa settimana che avrebbe dato al 54 per cento la percentuale di italiani intenzionati a recarsi alle urne il 12 e 13 giugno.

Ed è per questo che la decisione del governo è stata accolta con un certo fastidio dai comitati promotori e dalle forze politiche che più di tutte si erano impegnate per la loro realizzazione.

La scomparsa del quesito sul nucleare rischia infatti di produrre una smobilitazione in grado di mettere a repentaglio l’ottenimento del quorum, con il conseguente fallimento della battaglia contro la privatizzazione dell’acqua e, in particolare contro la norma sul legittimo impedimento.

20 aprile, 2011 - 10.05