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P4 - Il faccendiere le venne in soccorso per farle ottenere un incarico nel governo

Bisignani ai pm: “Così aiutai la Santanchè”

<p>Daniela Santanchè</p>

Daniela Santanchè

E’ un fiume in piena Luigi Bisignani.

Ai pm partenopei, che lo hanno inquisito e arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla loggia P4, il faccendiere ha raccontato la rete di relazioni che poteva vantare e che lo ha fatto diventare cronista dell’Ansa.

“Mio padre, dirigente della Pirelli, era una persona molto in vista che è morta quando io avevo 16 anni, lasciandomi, appunto, molte relazioni, in primis con Andreotti, con Stammati e con altri”.

Grazie a loro, Bisignani poté diventare giornalista all’Ansa, dove conobbe Licio Gelli, che divenne presto uno dei suoi informatori. Sono gli anni della P2 e delle sue chilometriche liste, con i nomi di politici, imprenditori e giornalisti. Tra cui Bisignani, che però assicura di non aver “mai messo piede in una loggia massonica”, né sapeva di essere iscritto alla P2.

Bisignani lascia l’Ansa poco dopo. “Mi annoiai di fare il giornalista e andai a fare il direttore generale della sede di Roma del Gruppo Ferruzzi”. E’ in questi anni che conosce Berlusconi, che non è ancora Cavaliere del lavoro. Un’amicizia, quella con l’attuale premier, che gli consentirà di muoversi a suo piacimento nella coalizione di centrodestra, intrecciando nuovi rapporti e venendo in soccorso a chi sta sgomitando per avere uno spazio nel governo. Come Daniela Santanchè.

“Si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di An era Gianfranco Fini, la esautorò da tutti gli incarichi del partito – ha raccontato Bisignani -. Suggerii alla Santanchè di approdare alle file della Destra, dove avrebbe avuto un ruolo di primo piano e una maggiore visibilità”. Ma la mossa si rivelò sbagliata: La Destra fallì alle elezioni del 2008, anche perché Berlusconi non permise l’apparentamento elettorale, come promesso in precedenza allo stesso Bisignani. Da qui il consiglio a occhi chiusi alla Santanchè.

Fu sempre Bisignani a permettere il riavvicinamento dell’attuale sottosegretario per l’attuazione del programma a Berlusconi. E, quindi, il suo ingresso nella maggioranza. “Mi spesi per farle avere un incarico di governo – ha detto il faccendiere ai pm -. Ne parlai sia con Verdini che con Letta e Berlusconi. Costoro mi dissero che per loro non c’erano problemi, però c’era il veto di Fini. A questo punto mi impegnai per convincere i finiani a togliere questo veto. Presi i contatti con La Russa, Ronchi e soprattutto con Bocchino, che infine fu decisivo nel senso che durante un pranzo a Montecitorio, presente lo stato maggiore del Pdl, sicuramente fra gli altri Fini e Berlusconi, i coordinatori e i capigruppo parlamentari, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanchè da Fini, che a sua volta annuì. Il racconto di questo incontro mi è stato fatto da un po’ tutti i protagonisti”.

23 giugno, 2011 - 13.04