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L'opinione di uno sporco comunista

Caro Caimano… todo cambia

<p>Valerio De Nardo</p>

Valerio De Nardo

- E così, finalmente, a cinque anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche, “Il caimano” di Nanni Moretti è approdato nel prime time della domenica sera sugli schermi della Rai, proprietaria dei diritti televisivi: anche di quelli di tenerlo in un cassetto per tutto questo tempo.

La trasmissione del film avviene in un momento nel quale la fine del ciclo politico berlusconiano appare sempre più vicina all’orizzonte. Per questo appare una scelta appropriata in termini di mercato televisivo, ma forse è anche una scelta per scontare il fio di aver perso un pezzo pregiato come Michele Santoro dando a vedere che ciò non è accaduto per colpa del caimano.Insomma è una scelta che segna un cambiamento, ma è fuori tempo massimo.

Le opere di Nanni Moretti mi hanno sempre colpito per la loro capacità di entrare nella realtà con tutte le nevrosi del suo autore, che accompagnano quelle dello spettatore in un percorso di disorientamento tipico dei nostri tempi, senza rinunciare a momenti brillanti e divertenti, ma più spesso intensi.

Per coloro che hanno visto “Palombella Rossa” vivendo da dentro gli anni della fine dell’esperienza storica Pci, quel film è esemplare della capacità di entrare in sintonia con emozioni profonde. Ma ne rimarrà alla fine soprattutto l’invettiva: “Ma come parla? Come Parla?!!! Chi parla male pensa male!”.

L’ultima opera del regista romano, “Habemus papam”, porta al livello più alto possibile le domande e le incertezze dell’uomo, incardinandole nella figura di colui che più dovrebbe avere saldezza di fede. Delicata e intensa, è vero, la recitazione di Michel Piccoli, come delicato e intenso è stato l’inserimento di “Todo cambia”, struggente brano cileno cantato da Mercedes Sosa, in una scena del film, nella quale anche i cardinali accennano qualche passo di danza.

E il titolo di questo brano e il suo testo (da ultimo cantato in traduzione italiana da Teresa De Sio alla manifestazione, condotta da Michele Santoro, “Tutti in piedi, signori entra il lavoro” per i 110 anni della Fiom) sono divenuti quasi una bandiera di queste giornate esemplari. Giornate di pura civiltà liberale, nelle quali le persone hanno scelto di essere cittadini e di esprimere con i mezzi della libertà di espressione e della libertà di voto il desiderio impellente di cambiare.

Così il Pd non ha potuto che “marcare” il voto amministrativo con lo slogan “il vento cambia” e quello dei referendum con “senti che bel vento”: laddove la politica è costretta ad annusare l’aria che tira, tanto che la posizione dei democrats sull’acqua pubblica e il nucleare l’hanno decisa (e fatta mutare) le elettrici e gli elettori.

E’ un vento mediterraneo, che soffia dalle colonne d’Ercole ai deserti della Siria, porta indignazione e voglia di trasformazione. Fa apparire vecchi non soltanto i pezzi da museo dei nostri regimi, ma persino i mezzi di comunicazione per decenni decisivi nella formazione del consenso.

Ossia: non è solo Berlusconi ad avere esaurito il proprio tempo, ma la stessa televisione a rivelarsi insufficiente in un mondo in cui si sta affermando la generazione dei nati digitali. In questo senso “Il Caimano” in televisione arriva fuori tempo massimo.

Valerio De Nardo

20 giugno, 2011 - 15.33