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L'alambicco di Antoniozzi - A proposito di immondizia

Ma è così difficile differenziare?

di Alfonso Antoniozzi
<p>Alfonso Antoniozzi</p>

Alfonso Antoniozzi

- Perdonatemi se uso uno spazio pubblico per una comunicazione privata, ma davvero non ne posso più, e con me sono arrivati al punto di rottura molti dei miei vicini di casa ed alcuni esercizi commerciali delle vie limitrofe.

Il fatto è che da quando è stata introdotta la nuova normativa sul ritiro dei rifiuti solidi e riciclabili (ossia ormai sette mesi fa) la via in cui mi trovo ad abitare è diventata una discarica a cielo aperto.

Non so se questo sia da imputarsi a particolare cocciutaggine da parte di alcuni abitanti che si ostinano a non capire il meccanismo che regola il ritiro dei rifiuti, a semplice menefreghismo, a quattro o cinque anziani che non riescono proprio a perdere le vecchie abitudini o a quell diffuso senso di inciviltà che ultimamente sembra farla da padrone: fatto sta che sotto casa mia e per tutta la lunghezza di Via del Monastero i sacchetti della monnezza fanno bella mostra di sè a ogni ora del giorno e della notte.

Eppure il meccanismo mi pare relativamente semplice: il lunedì, il mercoledì e il sabato mattina passano a ritirare i sacchi dell’umido, il martedì mattina la carta, il giovedì mattina la plastica, il venerdì mattina il vetro. La domenica, riposo.

Mi sembra anche relativamente semplice capire che sacchetti e contenitori vanno depositati fuori dall’abitazione dalle sei alle otto della mattina, e posso anche comprendere che sia un’orario surreale e possiamo anche chiudere un occhio su chi li mette fuori a tarda notte.

Ma ora sono le quattordici e trenta di un venerdì, e affacciandomi alla finestra vedo quattro sacchi dell’umido che comprensibilmente non saranno ritirati fino a domattina, e che nel frattempo grazie ai trenta gradi di temperatura avranno tutto il tempo di rilasciare profumi inarrestabili nelle serate estive in cui si vive a finestre spalancate. In uno dei sacchetti dell’umido, semitrasparente, fa inoltre bella mostra di sè una candida bottiglia in plastica bianca

A nulla sono valsi i cartelli messi da alcuni volenterosi residenti (me compreso) che invitavano gentilmente a ricordare tempi e modi della consegna dei rifiuti. A nulla è valso il volantinaggio, lodevolissimo, del ristorante “La Pentolaccia” che ha affisso fogli di carta per tutte le vie limitrofe (il problema si estende anche a parte di via Cardinal La Fontaine e sue trasversali) rammentando a chi ama vivere nel degrado che il problema è esclusivamente suo, non nostro.

Cosa possiamo fare noi cittadini di più? Sostituirci agli spazzini caricando la monnezza in auto e buttandola nei pochi cassonetti rimasti alla periferia della città, come già alcuni tra noi fanno da tempo, pare non risolvere il problema anzi sembra incoraggiare la calata degli incivili. Denunciare il fatto alle autorità competenti lascia il tempo che trova, visto che a conti fatti mi pare di aver capito che molta gente viene apposta a scaricare i suoi rifiuti sotto casa nostra (siamo in pochi, nella mia via, e i sacchetti nei giorni particolarmente infausti sono francamente troppi rispetto ai residenti) e molti sacchetti sono agli angoli della strada, lontano dalle abitazioni. Che facciamo. dobbiamo installare a nostre spese videocamere per il monitoraggio dell’area?

Per quanto mi riguarda, cassata a priori l’ipotesi di passare una giornata “sul balzolo” con una catinella piena d’acqua per colpire il cafone di turno, non mi resta che sperare che chi di dovere legga quanto ho scritto e prenda tutti i provvedimenti del caso.

Uomo o donna avvisati, mezzi salvati.

Alfonso Antoniozzi

4 luglio, 2011 - 16.21