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L'Aquila - Ma la soldatessa Ludovica Perrone avrebbe un alibi di ferro

Si indaga sulle amanti di Parolisi

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Si indaga ancora sulle amanti segrete di Salvatore Parolisi.

Anche se la Procura di Teramo ha smentito l’ipotesi della necessità di effettuare l’esame del dna alla soldatessa Ludovica Perrone. La 27enne di Sabaudia, caporale dei lancieri di Montebello ed ex recluta della caserma Clementi di Ascoli (dove aveva conosciuto l’istruttore Parolisi) ha un alibi di ferro. Il 18 aprile, giorno in cui è scomparsa Melania Rea, era in caserma a Lecce.

La presenza di una donna sulla scena del delitto è sempre stata una tesi della difesa di Parolisi che si basava su reperti biologici riconducibili a un dna femminile trovati sotto l’unghia dell’anulare della mano sinistra di Melania. Ma già il giudice Cirillo aveva ritenuto questa tesi poco probabile, considerando le tracce di dna non distinguibili da quello della vittima: “La pista della donna, che avrebbe partecipato all’aggressione, ipotizzata dalla difesa, è priva di ogni fondamento”, scrive il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare.

Secondo Cirillo, i profili genetici misti individuati, sono estremamente parziali, con pochi alleli in più rispetto al profilo prevalente della vittima, compatibili con una semplice stretta di mano magari avvenuta in condizioni di sudorazione. Intanto non sembra esserci molta urgenza, anche da parte della difesa di Parolisi, nell’affrontare il percorso giuridico che porterà le parti davanti al Tribunale del Riesame dell’Aquila: a frenare tutti è l’attesa per i risultati degli accertamenti dei Ris nell’appartamento di Folignano (Ascoli Piceno) dove vivevano Parolisi e la moglie che potrebbero essere resi noti già nei prossimi giorni.

Non è escluso che questi portino importanti novità al quadro accusatorio, investendo di riflesso anche la strategia difensiva. I magistrati del pool della procura di Teramo hanno chiesto tempi brevi per la riconsegna degli esami e c’è attesa per conoscere se siano state evidenziate tracce utili da collegare al castello di indizi raccolti contro il caporalmaggiore dell’Esercito.

L’istanza per il riesame, presentata venerdì scorso dai legali di Parolisi a Perugia per far partire l’iter e fissare l’udienza, non è ancora arrivata all’Aquila: la richiesta, sprovvista della parte documentale, dovrebbe giungere prima di ferragosto. In tal caso l’udienza potrebbe svolgersi entro la fine del mese di agosto: il riesame dell’Aquila, dalla data del deposito, ha infatti cinque giorni di tempo per richiedere gli atti al tribunale di Teramo e dieci per fissare l’udienza. I legali hanno presentato l’istanza a Perugia, sede del loro studio, perché in casi del genere si può consegnare la richiesta in tutti i tribunali d’Italia.

I difensori di Parolisi si sono avvalsi anche della facoltà di non produrre i motivi del ricorso che saranno consegnati una volta che la richiesta sarà arrivata all’Aquila, preannunciando che il loro assistito parlerà davanti ai giudici, rendendo delle dichiarazioni spontanee per difendersi dall’accusa di avere ucciso la moglie e averne deturpato il cadavere.

12 agosto, 2011 - 19.11