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Consiglio regionale del Lazio - Interviene Tonino D'Annibale

I beni confiscati alle mafie si usino per il sociale

Riceviamo e pubblichiamo - Non basta sottrarre il bene alle mafie, va valorizzato e messo a disposizione dei cittadini. Non va certo utilizzato, come accade, per favorire gli amici degli amici. Solo così si dà il segnale forte che l?istituzione c?è e agisce con assoluta trasparenza, non abbassando la guardia davanti alla criminalità organizzata.

Oggi occupiamo simbolicamente oltre 40 ettari con due casali, proprietà riconducibile al cassiere Enrico Nicoletti su via Cassia e sottratto alla banda della Magliana.Il 17 ottobre il Comune di Roma ha dato un bene sequestrato alla mafia all?associazione ‘Podgora’ il cui residente è il consigliere comunale Giuseppe La Fortuna del Pdl.

Un?’associazione che si occupa di distribuire nelle caserme bibite e snack attraverso distributori automatici. Non vorremmo che anche questo bene che visitiamo oggi, strappato alla criminalità organizzata e che da 10 anni aspetta una destinazione, fosse assegnato con una procedura altrettanto dubbia per favorire amici di amici.

Ci sono 14 terreni agricoli solo a Roma sottratti alle mafie che devono diventare fattorie sociali, centri di aggregazione e solidarietà, di inclusione attraverso il lavoro. Chiediamo il rispetto della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie: i patrimoni e le ricchezze di provenienza illecita vanno assegnati a quei soggetti – associazioni, cooperative, Comuni, Province e Regioni – in grado di restituirli alla comunità attraverso la realizzazione di servizi, attività di promozione sociale e lavoro.

Nella sola Provincia di Roma, tra immobili e aziende, i beni sottratti alla malavita organizzata sono 383, mentre nel Lazio sono ben 482.

Nel solo Comune di Roma il 33,3% dei beni non risulta essere utilizzato a fini sociali: un dato preoccupante se si pensa al valore economico degli immobili stessi, che ammonta ad oltre 4,7 milioni di euro per beni immobiliari attualmente vuoti e a 19,7 milioni di euro per quelli occupati abusivamente. Si tratta di ville, appartamenti, terreni, attività turistiche, alberghiere, commerciali, artigianali ed anche industriali: strutture che, se fossero utilizzate secondo le finalità di legge, consentirebbero di convertire beni e mezzi illegali in opportunità e prospettive sociali e lavorative, trasformando il ?bene confiscato? in un ?bene comune?. Ridistribuire questo immenso patrimonio a uso sociale significherebbe reinventarsi parte del welfare del Lazio, soprattutto nell?attuale situazione di crisi.

Per il pieno ed effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati il Gruppo Pd alla Regione Lazio vuole fare propria la piattaforma propositiva di ?Libera?.

Proponiamo l?istituzione di un registro pubblico dei beni confiscati alle mafie nel Lazio; la definizione dei bandi pubblici per l?assegnazione di beni confiscati e destinati; l?istituzione di uffici per la gestione dei beni confiscati sia nelle Province che nei Comuni prevedendo nella Capitale il coinvolgimento attivo dei Municipi interessati; lo stanziamento di risorse per la ristrutturazione dei beni e il sostegno alle attività sociali di gestione aprendo anche tavoli di concertazione con il sistema creditizio coinvolto.Solo con la massima trasparenza potremo garantire che l?assegnazione dei beni mafiosi sia destinata alla collettività e al bene comune?.

Tonino D’Annibale
Vicepresidente delle Politiche sociali alla Regione Lazio

 

22 ottobre, 2011 - 16.43