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Il sottoscala di Arnaldo SassiArnaldo Sassi

Con Monti è finita l’era del circo Barnum

Arnaldo Sassi

- Ma sì, ammettiamolo. Siamo proprio uno strano Paese. Un Paese dove tutti chiedono il meglio, ma dove nessuno è disposto a cedere un centimetro delle proprie posizioni acquisite per migliorare il bene collettivo.

Un Paese dove impera il motto guicciardiniano del “particulare”, anche se ciò va a danno del resto della comunità.

Partiamo dal decreto “Cresci Italia” appena varato dal governo Monti. Sicuramente incompleto, sicuramente non esaustivo, ma rivoluzionario. Perché tenta di liberare il Paese da una serie di vincoli che favoriscono alcuni a danno di altri.

E che succede? Che chi si sente colpito annuncia la lotta dura senza paura in difesa dei propri diritti, che ritiene calpestati.Sicché ecco che tassisti, benzinai, farmacisti, avvocati (e chi altro?) si trasformano improvvisamente in ultrà, pronti a vendere cara la propria pelle.

Senza considerare la più elementare delle riflessioni da fare in questo momento. E cioè che l’Italia è sull’orlo del baratro e che, se precipita, a rimetterci saranno tutti. Ma proprio tutti.

Non bisogna certo essere esperti di sociologia per comprendere come questa cultura, tutta tipicamente indigena, sia ormai consolidata nel dna dell’homo italicus. Il quale pensa che ancora sia possibile fare soprattutto il proprio interesse anche a danno degli altri.

Del resto, basta entrare in un bar e ascoltare i discorsi che si fanno in questi giorni per avere un’idea abbastanza precisa di come ragionano i più: tutti si lamentano per i sacrifici da fare (ovviamente quelli che li colpiscono personalmente sono in primo piano) e nessuno ragiona sul futuro di questo Paese e soprattutto sui giovani (ma tutta questa gente non ce l’ha i figli?), che si trovano in una situazione veramente disastrosa.

Certo, alla formazione di questo tipo di cultura, deleteria per qualsiasi comunità, ha contribuito molto in questi anni la politica. Anzi, i politici. Che hanno pensato a tirare a campare, solo e sempre alla ricerca ossessiva del consenso, senza però avere (o voler vedere) un quadro oggettivo delle situazione che si andava delineando e prendere le adeguate contromisure in tempo utile.

Il governo Monti, tra i tanti meriti, ha soprattutto quello di averci riportato alla realtà. A farci vedere un’Italia dove i ristoranti sono pieni, gli aerei e gli alberghi pure; ma dove sono aumentati a dismisura disoccupati e cassintegrati, perché le aziende non ce la fanno e sono costrette a chiudere. Un Paese a due velocità, dove c’è sicuramente chi sta a pancia piena, ma c’è anche chi muore di fame.

Un particolare: non vi sembra curioso che di fronte a queste riforme che liberalizzano le professioni, i mal di pancia maggiori siano proprio nel Pdl? Ma Berlusconi non era quello del libero mercato e dello Stato leggero e non invasivo? E allora perché oggi sembra accettare con pochissimo entusiasmo quel che Monti propone?

Ve lo dico io: perché quei provvedimenti vanno a colpire soprattutto il suo elettorato e il consenso – ci risiamo, signora mia – è sempre più importante di tutto il resto. A questo punto meglio la Lega che, dimentica di essere stata al governo negli ultimi otto anni, oggi tenta di rifarsi una verginità con un’opposizione dura e pura (tranne quando si tratta di salvare dal carcere qualche amico di vecchia data. Leggi: Cosentino).

La mia speranza di italiano è che Mario Monti vada avanti e ce la faccia, anche se ce la sta facendo pagare a caro prezzo (ma c’era un’alternativa?). Certo è che con il professore l’Italia ha ricostruito in breve tempo una sua immagine nel Paese e all’Estero, dopo il circo Barnum degli ultimi anni. Un’immagine totalmente diversa dalla precedente, che definire clownesca è pleonastico.

Mi è capitato di vedere il premier in alcune trasmissioni televisive (da Fabio Fazio, su Raitre, e da Lilli Gruber, su La7) e ho apprezzato molto, intanto il fatto che si sia sottoposto a domande vere e senza alcuna rete di protezione; poi il contenuto delle sue risposte, che mi hanno fatto giungere a una semplice conclusione: Mario Monti è una persona seria.

In tutto questo c’è un unico cruccio: Monti presidente del consiglio è stato il frutto di un’operazione (intelligente quanto volete) ideata e portata a termine dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il suo predecessore invece, purtroppo lo avevano scelto gli italiani.

Arnaldo Sassi

 

24 gennaio, 2012 - 6.06