Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
Terremoto Aquila - Dopo la sentenza della commissione grandi rischi

Nessun scienziato si prenderà più responsabilità

Francesco Mattioli

- Sono in totale e amichevole disaccordo con le riflessioni, pur certamente rispettabili, di Antonio Capaldi sulla condanna dei membri della commissione grandi rischi per il terremoto dell’Aquila.

Formalmente il giudice non ha “condannato” la scienza, certo, ma la conseguenza delle sue applicazioni, secondo una logica di causa-effetto che non sta in piedi: perché se una scienza non è in grado di fornire certezze, non è neppure in grado di fare previsioni, se non di massima.

A meno che, alla logica della prevenzione – che è scelta mirata – non si sostituisca il principio di precauzione, che interviene in termini assoluti. Mi spiego: nel caso dei terremoti, la prevenzione sta nel costruire edifici antisismici (prevenzione di lungo termine) oppure nel dormire in macchina durante il periodo critico (prevenzione di breve termine); ma quest’ultima scelta si lega a segnali incerti sul piano oggettivo e sul piano temporale, per cui resta fortemente aleatoria.

Il principio di precauzione invece è drastico: il pericolo va evitato, quindi semplicemente quel territorio a rischio sismico non va abitato. Il principio di precauzione, adottato a tutela della propria salute (non mangio funghi così non corro rischi), non può funzionare per i terremoti, per motivi storici, sociali ed economici, ma anche politici: l’esempio eclatante è il Vesuvio, dove si sa che in futuro vi sarà una eruzione virulenta che coinvolgerà 700.000 abitanti con le loro case (per lo più abusive, ma sanate); non potendo deportare da lì quella gente (principio di precauzione), la Protezione Civile ogni anno fa delle esercitazioni per smobilitare la popolazione in quarantottore (prevenzione). La precauzione ci salva ma è costosissima in termini pratici e sociali. La prevenzione gioca alla roulette: talvolta vince, talvolta perde, perché “ non è dato né il giorno, né l’ora”.

Non è importante sapere se la commissione grandi rischi a L’Aquila è stata influenzata da Bertolaso; mi sa un po’ troppo di complottismo a buon mercato, ma anche fosse: qualsiasi cosa la Commissione avesse detto, poteva essere confermata o smentita. E attenzione: se la si mette in termini di conseguenze di una stima errata, la Commissione poteva anche andare incontro all’accusa opposta di procurato allarme, se avesse ecceduto nella prevenzione/ precauzione…

Di conseguenza l’assurdo della sentenza dell’ineffabile giudice dell’Aquila è a priori, a prescindere dalle motivazioni: che si sia potuta sindacare quella che comunque era una “stima” fondata su dati incerti per natura; che si siano accusati soggetti che non potevano avere potere decisionale ma solo consultivo.

La commissione si è fatta influenzare da Bertolaso? Voleva far tacere il tecnico che prevedeva catastrofi senza supporto scientifico accreditato? Ma questi, che razza di reati sono? Perché se introduciamo suggestioni e sudditanze psicologiche, siamo sicuri che anche il giudice de L’Aquila non si sia fatto suggestionare, ad esempio dal desiderio di giustizia degli aquilani? Siamo sicuri che sul banco degli imputati non debbano esserci piuttosto altri? Costruttori sparagnini, amministratori compiacenti, ecc.?

Probabilmente il vero problema è un altro: suddividere meglio le competenze, in modo che lo scienziato dica la sua, ma poi la responsabilità unica sia quella del soggetto istituzionalmente decisore.

L’unico vero risultato della sentenza dell’Aquila è che oggi come oggi nessuno scienziato – e non solo in sismologia o in meteorologia – se la sentirà più di assumersi la responsabilità delle sue analisi delle sue previsioni per conto della cosa pubblica. Forse sarà la rivalsa contro certa sicumera scientista e certi deliri di onnipotenza della scienza del XX secolo; ma sarà anche la vittoria di Pirro, perché si sarà aperta anche la porta alle fattucchiere, agli indovini e a quelli che se ci azzeccano per caso, poi proclamano subito “L’avevo detto, io”.Mi sono chiesto se sulle pagine di un giornale on-line locale questa discussione potesse apparire troppo rarefatta. Non lo è, non solo per la portata ormai nazionale e internazionale dell’audience di Tusciaweb, ma soprattutto perché questi problemi potrebbero emergere anche da noi, ad esempio alla prossima nevicata…

Francesco Mattioli

4 novembre, 2012 - 1.20