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Elezioni 2013 - La sottile e raffinata strategia del Pd che ha portato all'ingovernabilità il paese

Grande Bersani!

di Carlo Galeotti

Pier Luigi Bersani

- Grande Bersani! Missione compiuta. Era difficile perdere questa volta. Ma la grande cultura politica di Bersani & c. ha permesso al Pd di raggiungere lo scopo: perdere! Una missione quasi impossibile, ma Bersani ha iniziato tanti mesi fa a costruire la bellissima e perfetta sconfitta.

Il Mondo cinico e baro, ovviamente, ha tentato di tutto per farlo vincere, ma Bersani è furbo e, da subito, insieme ai suoi ex amici D’Alema, Fioroni, Bindi, Sposetti, Veltroni… ha iniziato a combattere duramente pur di avere la sicurezza di una sconfitta. Non gli bastava la sconfitta, doveva essere la più penalizzante possibile per il paese. Missione quasi impossibile, ma lui c’è riuscito. Facendo un danno al paese enorme. Come dire: Bravo! Anzi bravissimo!

Ma ricostruiamo i fatti.

Dopo le dimissioni di Berlusconi, Bersani & c. potevano andare subito alle elezioni e stravincere con un avversario al minimo e disorganizzato al suo interno. Ma no, il furbissimo Bersani, insieme a quello straordinario stratega della politica che è il presidente della repubblica Napolitano, stabilisce che l’Italia, al contrario della Spagna, non può andare al voto. Non se lo può permettere. Naturalmente tutto nell’interesse del paese.

Il presidente della repubblica da arbitro si reinventa giocatore della partita politica e decide tutto. Si inventa Monti senatore a vita e presidente del consiglio. Si inventa la maggioranza. Come dire che la costituzione è carta straccia. Oppure è stata modificata senza che ce ne siamo accorti.

Un vero azzeramento della costituzione messo in atto da chi dovrebbe difenderla. Ma tanto è. Questa è la cultura istituzionale di certi personaggi.

E subito dopo, Bersani & c. andavano in giro per il paese dicendo di aver salvato l’Italia. Nascondendo che a salvare il paese era stato Draghi. Altro che chiacchiere. Ci volevano montagne di euro.

Ma il pericolo di vincere c’era ancora. E quindi si decide di dare un anno a Berlusconi per farsi da parte, riprendere le energie, far dimenticare al paese le responsabilità del suo governo. Enormi.

Quando si dice la grande scuola politica dalemiana.

Ma all’orizzonte si vede una nuova possibilità di vittoria: un tal Renzi, sindaco di Firenze, potrebbe, se eletto alla guida del partito con le primarie, vincere da solo le elezioni, fare una iniezione di liberalismo al paese, rimettere in moto l’economia che ha bisogno solo di avere meno burocrazia e meno tasse.

Ma Bersani e i suoi giovani “intellettuali” percepiscono subito il pericolo di vittoria. Nella loro menti sottili è chiaro che se uno candida quel parroco di campagna, che è Bersani, la sconfitta è sicura. Mentre se si commette l’errore di candidare uno che ha un minimo di leadership e magari di idee, come Renzi, il baratro è vicino. Si può vincere. Terrore tra gli uomini di Bersani. Il terrore è tale che perfino il buon Fioroni appoggia Bersani pur di perdere le future elezioni.

Far fuori Renzi è semplice. Basta modificare le regole delle primarie, che in effetti erano assurde, ma che ora vanno cambiate non perché folli ma per far perdere il sindaco di Firenze.

Renzi entusiasma il paese, non il Pd, come piace a Bersani. Ma l’apparato dalemiano – sposettiano riesce a fermare il vincente, nel paese, Renzi.

Il rischio di vincere è per ora allontanato. Ma il Mondo è terribile e si prospetta ancora la possibilità di vincere, purtroppo per Bersani e i suoi piccoli intellettuali organici. Veri nani sulla spalle di altri nani.

E allora che ti fanno i geni della politica italiana… Prima mossa: in prima serata in tv su tutte le reti viene inviato il volto triste e truce di tal Fassina, l’esperto economico di Bersani. Ed è chiaro che, ogni volta che il volto stalinista – berijano di Fassina appare, almeno centomila voti vengono persi. Un lavorio quotidiano, sistematico per perdere. In alternativa vengono spediti in tv altri nani – intellettuali che hanno il pregio di avere la puzza sotto al naso e di guardare tutti dall’alto in basso. Anche loro un bel po’ di voti li fanno sicuramente perdere, basta ripetere la parola magica per un paese allo stremo dove lavoratori e imprenditori si suicidano: tasse. Il genio è genio. Che importa se un’azienda su due non riesce a pagare i dipendenti, gli operai (Il link è per i dirigenti del Pd. Chissà che cosa verrà in mente ai giovani intellettuali del Pd al sentire i fonemi delle parola “operai”? Boh, speriamo bene).

Seconda mossa. Respirazione bocca a bocca a Berlusconi, che viene rimesso in sesto sul piano fisico e politico. Non basta. Bersani pensa bene di dare mandato a Berlusconi di decidere l’agenda politica durante tutto il periodo elettorale.

Berlusconi le spara grosse e il suo paggio, Bersani, le prende sul serio replicando, amplificando. Non dice mai nulla di significativo, di originale. Bersani decide, infatti, per il profilo basso, perché, dice lui, è in testa e vede col binocolo gli avversari. Un profilo basso, consigliato probabilmente dai brillanti intellettuali dell’entourage del segretario del Pd. Tanto basso da far sparire il buon parroco di campagna. Qualcuno ricorda una cosa detta da Bersani in campagna elettorale? A parte le questioni fondamentali per il paese tipo la smacchiatura dei giaguari?

Terza mossa. Alleanza di ferro con Vendola nella prospettiva di un accordo con Monti. Tanto per far capire che nel Pd nessuno ha in mente una vittoria e tanto meno di governare. Visto che durante le elezioni Vendola e Monti si scomunicano reciprocamente ogni cinque minuti. E lo stesso Bersani randella Monti, ed è da lui elegantemente contraccambiato. Solo così si può far crescere il consenso a Berlusconi e Grillo. Che diamine!

Ma ancora non basta. I geniali strateghi del Pd iniziano a fare il tiro al bersaglio con Grillo. Bollato come fascista nei contenuti e nei modi. Salvo poi oggi volerci fare un governo.

Nessuno dei grandi dirigenti del Pd o dei loro uomini che abbia avuto il buonsenso di andare a una manifestazione di Grillo. Si sa, loro la realtà le leggono sui libri. La sanno già.

Eppure bastava andare a una manifestazione in piazza (e mo’ come faccio a spiegare a quelli del Pd il concetto di piazza?) per capire che l’uragano Grillo era una cosa gigantesca e seria. A Viterbo, sotto l’acqua che Dio la mandava, c’erano seimila persone. Una cosa mai vista. Per i grandi politici del Pd erano solo un gruppo di curiosi. Per chi c’era in piazza: una massa enorme di persone che non ne poteva più di questi partiti. Una massa di cittadini stanchi di essere sudditi. Stanchi di essere umiliati.

Ma il Pd deve perdere e… sottovaluta Grillo. Salvo poi fargli una corte spietata.

Finalmente il risultato delle elezioni arriva, il lavorio serio e costante per perdere si ferma. Il Pd perde nel modo più creativo e strabiliante: prendendo più voti degli altri. Mettendo il paese sulla graticola dell’ingovernabilità. Bravo Bersani! Che anche ieri con la consueta arroganza ha deciso lui, al posto del presidente della repubblica, che, se i grillini non appoggiano il suo governo, si va tutti a casa. Grande Bersani e nel secchio la costituzione. Come sempre.

E dopo dice che non ha ragione il fine intellettuale Cacciari che così ha sintetizzato la sua elegante analisi politica dell’azione dei vertici del Pd: “Sono teste di cazzo, era meglio Renzi”. La filosofia è sempre utile per capire…

Carlo Galeotti

4 marzo, 2013 - 19.15