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Primarie del Pd - Ed ora le riforme liberali per il paese

Rottamati!

di Carlo Galeotti
Matteo Renzi

Matteo Renzi

– Insomma… una bella giornata. Ieri la vittoria di Matteo Renzi è andata oltre ogni più ottimistica aspettativa. Una grande vittoria che sarà storica non solo perché poderosa.

A voler essere lucidi ieri è veramente finita la storia del Partito comunista italiano. E non perché diventa segretario del Pd uno che nulla ha a che fare con quella pur grande storia. C’era già stato il democristiano Franceschini che era subentrato a Veltroni. E poi il grigio Epifani che non veniva direttamente da quella storia, ma insomma. Ma perché diventa segretario del Pd uno che di quella storia non solo non ne ha fatto parte ma è figlio di un’altra cultura e professa idee liberali.

Uno, per dirla tutta, che non ha a che fare con la dialettica hegeliana e marxiana ma con quel filone minoritario che è stato certo popolarismo di sinistra e il socialismo liberale. Non sarà un caso che Renzi si è laureato con una tesi su La Pira e non sarà un caso che abbia respirato la stessa aria di un certo Carlo Rosselli. Come dire: aria buona. Nel Novecento Firenze è stata lo snodo e il centro della migliore politica italiana. E per un politico nascere lì non è proprio secondario.

Con Renzi viene rottamato, si spera definitivamente, un gruppo dirigente figlio o nipote del Pci che continua ad articolare categorie politiche che erano state deleterie perfino nel secolo scorso. E’ finita anche in Italia quella storia, fatta di retorica fondata sulla difesa dei più poveri e buona purtroppo solo ad autoperpetuare una classe dirigente fatta di piccolo borghesi conservatori. Insomma, gente che tiene famiglia.

L’ultima ipertelia di questa storia si è condensata nel povero Cuperlo. Una figura politica patetica, frutto delle alchimie interne dell’ultima classe dirigente figlia del Pci. Incapace di comunicare. Incapace di intravvedere la realtà che lo circonda. Incapace di acquisire il consenso anche di quelli che sono d’accordo con lui, come si è visto alle primarie. Il suo risultato è stato catastrofico, se fosse un personaggio politico serio si dovrebbe ritirare. Ma questo in Italia, si sa, non accade mai.

Sentire parlare Cuperlo di operai in queste settimane è stato come vedere un ballerino classico cimentarsi con la breakdance. Risultava talmente finto tutto ciò che diceva che se ne è accorto perfino Crozza.

La leggenda vuole che, per spiegare a Cuperlo cosa è un operaio e il lavoro, ci siano voluti tre mesi full immersion con a disposizioni tutti libri sulla classe operaia. Ma niente, nonostante avesse pure letto Storia e coscienza di classe di Lukács, sembra che quando lo hanno portato in una fabbrica abbia cominciato a salutare tutti: “Buongiovno dottove…”. Al di là delle battute, non c’è sembrato un Gramsci redivivo. E’ sembrato la copia snob di un D’Alema un po’ più giovane. E poi ieri sera la miseria politica del suo discorso… Suscitava la stessa simpatia che può suscitare un rinoceronte incazzato e legato. Incredibile.

Ma torniamo a bomba. Con Renzi rinasce la speranza in questo paese. Con Renzi risorge l’idea di una rivoluzione liberale, che nonostante il fascismo non c’è mai stata. C’è la possibilità concreta di liberalizzare il mondo del lavoro, di dare fiato alle imprese, di riformare la politica e la giustizia. In breve di far diventare l’Italia un paese moderno che adotti quelle riforme che hanno trasformato gli altri paesi occidentali. E se ne soffrirà la piccola ma arrogante casta di partito che ha portato il paese a questo punto ce ne faremo una ragione.

Ora però Renzi dovrà fare quanto detto. E la cosa non sarà facile. ”Non ci sono più alibi”, come detto da Renzi stesso.

Un’ultima cosa va detta su Civati. Inaspettato il suo ottimo risultato. Un risultato che non va confuso con un arroccamento di certa sinistra che non esiste più nel paese. Tutt’altro.

Carlo Galeotti

9 dicembre, 2013 - 15.11