“Eri il migliore di noi”
Viterbo – (s.m.) – “Quando hai visto quell’azzurro hai sorriso, come sapevi fare tu”.
I commilitoni di Paolo Lozzi immaginano così il loro compagno. Sereno. Anche nell’ultimo volo finito con lo schianto che l’ha strappato ai suoi cari.
Era giovedì. Due giorni dopo, l’hangar 28esimo Tucano della base militare Aves trabocca di persone venute a dire addio a quel 25enne determinato, che sognava di diventare pilota. Sogni spezzati nello spazio di un attimo, insieme alla vita di Paolo e a quella dei suoi familiari.
Stamattina erano tutti in prima fila per lui. La madre Ariana. Il padre Roberto. Il fratello Luca, venuto dall’America, e la fidanzata Martina che, in onore di Paolo, indossano giacche mimetiche più grandi di loro. E anche lo strazio che provano è più grande dei loro vent’anni. Mentre Paolo era troppo piccolo per volare via. Fuori dall’hangar, tra il vento gelido, Martina stringe al petto la sua foto.
I suoi compagni non l’hanno perso. Dall’altare, con gli occhi lucidi, ricordano i momenti passati insieme della loro lunga avventura in aeronautica, iniziata nel 2007. “Ricordi quante ne abbiamo combinate? L’ansia per entrare in accademia, il tirocinio. Eri sempre lì a dimostrare quanto valevi e ci facevi piangere dalle risate. Dicevi che non ti dava fastidio niente. Ma sapevamo che eri intollerante a tutto”.
Paolo pieno di grinta. Paolo sorridente, che avrebbe voluto essere ricordato con un sorriso. Paolo che nella scelta della divisa, metteva in conto anche il sacrificio estremo. Lo diceva sempre ai genitori e l’arcivescovo Marcianò lo ricorda nell’omelia: “Sono un militare e devo essere pronto a morire. Mamma e papà, non dimenticatelo”.
“Abbiamo avuto l’onore di averti come fratello – concludono i suoi compagni -. Eri il migliore di noi. Non ti lasceremo mai andare via. Ti porteremo con noi per vederti ancora cucinare e sentirti parlare della tua Lazio. Oggi ti diciamo solo arrivederci”.